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Confcommercio: allarme imprese per l’inflazione alle stelle

Prossima la recessione, 120mila aziende chiuderanno entro il 2023

Redazione
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Entro la prima metà del 2023 potrebbero chiudere 120.000 imprese. E’ il grido di allarme dell'ufficio studi di Confcommercio. Secondo il direttore, Mariano Bella, si tratta di “una stima prudenziale. Abbiamo preso soltanto le imprese più piccole e solo il 10% più debole di queste aziende. Quindi si tratta di una stima estremamente prudenziale”. L’inflazione alle stelle porterà probabilmente anche in Italia la recessione, come sta già avvenendo in Germania.

 “I costi sono fuori controllo, i prezzi alla produzione fanno segnare un +21% nei primi sette mesi del 2022. Ma nei primi sette mesi del 2022 l'inflazione, al netto dell'energia, non è in realtà andata oltre il 2,8%. Però questo accade grazie ai margini relativi delle imprese che si assottigliano - ha continuato Mariano Bella - Il sistema sta funzionando, ogni anello della filiera, dall'importazione alla produzione, ai grossisti, agli agricoltori, fino ai distributori, sta tenendo su di sé un pezzo della maggiore inflazione”.

Il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio ricorda poi che “gli indicatori di redditività delle imprese sono letteralmente crollati negli ultimi trimestri, questo anche per sfatare l'altro aspetto mitologico per cui le cose le pagano le famiglie consumatrici e i pensionati. No, il maggiore costo delle bollette energetiche lo sta pagando anche il sistema produttivo”. Le imprese chiedono un aiuto concreto, ora. 

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato così i dati della Congiuntura mensile presentati dall’Ufficio Studi della Confederazione: “Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l’Italia ha reagito bene, meglio di altri Paesi europei, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Una recessione probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante. Ecco perché, in raccordo con l’Europa, bisogna mettere in campo con la massima urgenza interventi strutturali per superare l’emergenza energeticacontenere l’inflazione e, dunque, evitare il pericolo recessione”. 

Dello stesso avviso l’agenzia di rating Fitch che prevede prospettive nere per l’Italia, che potrebbe entrare in recessione già nel 2023. L’agenzia nel suo nuovo “Global economic outlook”, ha tagliato le previsioni di crescita per il nostro Paese del 2,6%, portandole al -0,7% per il 2023. “Con la crisi energetica in atto in Europa, ci aspettiamo che l’economia dell’Eurozona entri in recessione nel trimestre in corso”, scrivono gli analisti dell’agenzia di rating, che pongono particolare attenzione a Germania e Italia. Fitch sottolinea: “Nonostante i recenti risultati migliori del previsto per la crescita della zona euro nel secondo trimestre del 2022, grazie alla riapertura delle economie e al ritorno del turismo internazionale. Questa sorpresa positiva ha portato a una previsione di crescita annuale leggermente più alta per il 2022, pari al 2,9% rispetto al 2,6% di giugno, ma questo è solo un riflesso dell’aritmetica delle medie annuali”.

 

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