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Giustizia mediatica, presentato il libro del prof. Vittorio Manes

Incontro a Palazzo d'Avalos organizzato da Ordine degli Avvocati, Camera Penale di Vasto, Associazione Vastese della Stampa 1957 e Associazione Nazionale Forense

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Oltre due ore di dibattito che hanno coinvolto i partecipanti senza nessun allontanamento prima della fine e altissima attenzione. Un dato che sintetizza l’alto livello e l’interesse suscitato dal convegno “Lo spettacolo della Giustizia. Diritto di cronaca e presunzione di innocenza” organizzato da Ordine degli Avvocati, Camera Penale di Vasto, Associazione Vastese della Stampa 1957Associazione Nazionale Forense a Palazzo D’Avalos. Luogo che ospitò il primo tribunale a Vasto, come ricordato all’inizio dell’incontro dall’avvocato Fiorenzo Cieri, vicepresidente della Camera Penale di Vasto.

Al centro del dibattito la presentazione del libro “Lo spettacolo della Giustizia. Diritto di cronaca e presunzione di innocenza”, edito da Il Mulino di cui è autore il professor Vittorio Manes, ordinario di diritto penale presso l’Università di Bologna. Con l’illustre accademico hanno animato l’evento il giornalista Luigi Spadaccini, moderatore dell’incontro, il presidente del Tribunale di Vasto Avvocato Bruno Giangiacomo, il Procuratore Capo della Procura di Vasto Dott. Giampiero Di Florio, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vasto Avvocato Vittorio Melone e il segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Forense e presidente dell’Associazione Vastese della Stampa 1957 Avvocato e giornalista Giampaolo Di Marco

“I media hanno trasformato la giustizia in spettacolo, portando nelle nostre case notizie di indagini e processi attraverso giornali e telegiornali, salotti televisivi e talk show. E non si tratta purtroppo solo di informazione o di cronaca giudiziaria, bensì di una rappresentazione spettacolarizzata dove la corretta descrizione dei fatti viene sacrificata all'impatto sull'audience. Si dà vita in tal modo a una sorta di processo parallelo incurante delle regole e delle garanzie individuali, facendo leva sull'indignazione morale del pubblico e generando scandali. Nel tribunale mediatico il diritto rischia di rimanere imbrigliato nel giudizio dell'opinione pubblica, che trasforma automaticamente l'indagato in colpevole, negandogli il diritto alla presunzione d'innocenza, e travolgendo molti altri diritti fondamentali. Questo libro agile e penetrante mette in rilievo gli «effetti perversi» di tali dinamiche sull'esito del processo e indica le vie da seguire per far sì che la giustizia non rischi di perdere autonomia e credibilità”.

Questa la presentazione del libro pubblicata nella quarta di copertina letta da Luigi Spadaccini all’inizio dell’incontro e da cui è scaturito il dibattito. “La giustizia mediatica sta espropriando la giurisdizione dalle mani dei giudici” che rischia così di venire schiacciata nel “baccanale delle opinioni” una delle prime riflessioni, già proposta in varie interviste ed incontri pubblici, dal prof. Manes. Facendo riferimento a casi di cronaca che hanno interessato talk show, trasmissioni televisive, giornali e social network negli ultimi lustri. Una dinamica che stabilisce una “pericolosa concorrenza” tra i processi nei tribunali e il “processo mediatico”, che offrono al pubblico ludibrio una spettacolarizzazione simile al “panem et circens” dell’antica Roma, che crea anche molta sfiducia della cittadinanza nella giustizia. Dovrebbe far riflettere, aggiunge il prof. Manes, che negli anni novanta la fiducia nella giustizia in Italia era intorno al 70%, in questi ultimi anni è crollata intorno al 20%.

Questi meccanismi, è stata la riflessione su cui hanno argomentato i relatori dell’incontro, sono favoriti da un “impoverimento lessicale” nel dibattito pubblico, che non permette di descrivere e comprendere correttamente cosa accade, ed erodono il diritto ostacolando una serena amministrazione della giustizia. Su questo si è soffermato il procuratore Di Florio, facendo riferimento anche ad una tragica vicenda che interessò il nostro territorio cinque anni fa portandolo agli “onori” della cronaca nazionale. Tra i focus dell’intervento di Di Florio l’intervento legislativo del 2006, che ha riformato l’organizzazione degli uffici giudiziari, e una recente circolare del procuratore di Perugia Raffaele Cantone. Responsabilità unica dei rapporti con la stampa e della diffusione delle notizie, anche da parte della Polizia Giudiziaria, è del Procuratore Capo ha sottolineato Di Florio. Che nell’alimentare la “giustizia mediatica” ha sottolineato quello che ha definito il “virus del protagonismo” di coloro che il prof. Manes definisce nel suo libro “magistrati stella”. Magistrati che, e su questo hanno posto l’accento diversi degli interventi, creano ed alimentano circoli viziosi con rapporti privilegiati solo con alcuni giornalisti. A loro volte “stelle”. La continenza e l’importanza pubblica della stampa e dell’informazione, in questo circuito vizioso, soccombe al “virus del protagonismo”, alla ricerca di riflettori, fotografie, titoli, clamore mediatico. 

In conclusione dell’incontro Di Marco ha condiviso con i presenti una forte preoccupazione: il rischio dell’avvento dell’intelligenza artificiale, di un’amministrazione della giustizia totalmente digitale con cui anche le sentenze verranno emesse con un click, che renderebbe ogni dibattito, riflessione, analisi come quella del convegno superata da un futuro dai tratti a dir poco problematici e forse persino inquietanti. 

 

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