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Vivere in una citta ideale: il nostro futuro in una smart city

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Città sicure, sostenibili e a misura d’uomo. È l’obiettivo delle smart cities, un nuovo modo di pensare lo spazio urbano che sta prendendo piede ormai da diversi anni e che sta subendo un’accelerazione importante nell’ultimo periodo.

La città 4.0 ha, come base, la necessità di usare le risorse esistenti in modo “smart”, cioè intelligente, migliorando la qualità della vita dei suoi abitanti e diventando sostenibile dal punto di vista economico, della gestione dei rifiuti, dell’energia e anche della mobilità: un settore, che anche nel nostro territorio, ha visto iniziative importanti negli ultimi mesi, incentivando i meccanismi di condivisione (bike e car sharing su tutti) e a basso impatto ambientale come i mezzi (pubblici e privati) ibridi o ad alimentazione elettrica.

Una città intelligente è innanzitutto una città connessa, con oggetti e luoghi che si scambiano informazioni per migliorare efficienza ed efficacia. In questa maniera si possono gestire i semafori e il traffico riducendo i tempi d’attesa delle persone, oppure l’illuminazione cittadina con minori costi per le casse pubbliche (e quindi meno tasse), promuovere un ambiente più salubre e più in generale una gestione interconnessa dei bisogni di chi ogni giorno vive e lavora nello spazio urbano.

La smart city non è però solo questo: pensando alla città come unico grande corpo sociale, si prospetta anche di combattere disuguaglianze e povertà salvaguardando le risorse con importanti investimenti in infrastrutture di comunicazione, e soprattutto in capitale umano, attraverso l’azione partecipativa.

In alcuni Paesi si ragiona già per realizzare nuove città interamente pensate in una logica smart: è il caso di Neom, progetto di smart city che l’Arabia Saudita vuole erigere da zero in un’area vicina al Mar Rosso, al confine con l’Egitto e la Giordania, spendendo in totale qualcosa come 500 miliardi di dollari. 

E in Italia? Nel nostro Paese l’idea di costruire ex novo delle città è sostanzialmente esclusa dagli esperti del settore. Tanti i motivi: dall’alta densità abitativa al forte legame che da sempre unisce una popolazione al proprio territorio, fino all’incredibile quantità di bellezze naturali, storiche e architettoniche che ogni borgo italiano possiede. Capolavori che rappresentano, oltre a un pezzo fondamentale dell’identità collettiva, anche un importante vettore economico, a partire dal turismo. Non a caso, l’Italia è il Paese con il maggior numero di siti Unesco al mondo, ben 55.

Il futuro, quindi, per le smart cities tricolori si base per forza su un mix di competenze assodate e creatività: nuove figure professionali che devono ripensare vie, piazze e strade, senza per questo sventrare o abbattere millenni di storia. Una sfida difficile e affascinante, che potrebbe aiutare le zone con qualche difficoltà in più oltre che rappresentare un importante nuovo settore occupazionale, soprattutto per i più giovani. 

Ci sono infatti molti lavori, collegati alle città 4.0, che necessitano di personale qualificato. Entro il 2023 si prevedono almeno 350mila posti di lavoro a elevata qualifica, connessi proprio ai tanti comparti di una smart city. Qualche esempio?

Una figura centrale nelle smart city sarà quella di colui che si occuperà della gestione di tutti i dati informatici: il cyber city analyst. La sua più grande responsabilità sarà quella di dover trattare la delicata materia dei dati personali, come quelli fiscali e anagrafici dei cittadini, che per non correre il rischio di finire nelle mani sbagliate saranno protetti dai generatori di numeri casuali. Una tecnologia che ha già dimostrato tutto il suo potenziale sulle piattaforme di gioco online che grazie a questi software crittografici riescono a essere estremamente imparziali.

Ci sono poi molte altre opzioni sul campo: dal facilitatore digitale al progettista di app, dall’esperto in ICT al web marketing per la sharing economy, fino agli educatori specializzati nel trasmettere alle nuove generazioni un modo di vivere più sostenibile e “smart”. E ancora: lo zero-waste manager, per la gestione dei rifiuti e del riciclo per trasformare un problema in un’opportunità; lo chief resilience officer, già presente in città come San Francisco e Los Angeles, esperto di cambiamenti climatici e alla guida di un team di tecnici addetti a gestire il pre- e post- calamità naturale; il big data analyst, per analizzare in tempi brevi milioni di dati forniti dagli svariati sensori per elaborare le strategie più adatte a ogni singola esigenza, dalla metropoli al piccolo paesino di montagna.

Insomma: la smart city potrà essere un’occasione d’oro per migliorare la nostra qualità della vita, salvaguardare l’ambiente e magari trovare il lavoro che più ci soddisfa.

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