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Pista ciclabile sull'ex tracciato ferroviario a Punta Aderci, dibattito aperto

Nota di alcuni associazioni cittadine e replica dell'assessore Marra

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Dibattito aperto sulla realizzazione della pista ciclabile, nell'ambito del progetto 'Via Verde della Costa dei Trabocchi' nell'area dell'ex tracciato ferroviario della riserva naturale di Punta Aderci.

In merito si registrano articolate e lunghe note delle associazioni Arci, Porta Nuova, Fai, Italia Nostra e Comitato per la Tutela del Territorio ed una replica dell'assessore Marco Marra. Le pubblichiamo integralmente.

LA NOTA DELLE ASSOCIAZIONI - E' necessaria premessa è chiarire, al di là di ogni ragionevole interpretazione, che le scriventi associazioni non intendono affatto essere considerate e/o rappresentare un fronte del no alla pista ciclo-pedonabile progettata all’interno della Riserva Regionale di “Punta Aderci”. Anzi, si è dell’idea che l’intervento potrebbe rappresentare una valorizzazione dell’Area Protetta.

Pur tuttavia, come già formalmente espresso durante diversi incontri associativi, si ribadisce una decisa contrarietà alla ipotesi di realizzare una parte del percorso, di circa 2,5 km, sull’ex tracciato ferroviario che va da Torre Sinello a Mottagrossa (cioè tra le due sbarre di accesso allo stesso).

Le motivazioni della non condivisione di tale percorso sono tante ed alcune hanno trovato concretezza piena il 2 marzo scorso, durante la passeggiata svoltasi in occasione della Giornata delle Ferrovie dimenticate organizzata dalla Sezione di Italia Nostra di Vasto.

Si elencano, succintamente, le ragioni della non condivisione di quanto attualmente in Progetto:
1) Evitando di ricordare diverse pubblicazioni divulgative, è ormai noto a tutti che il tratto nord della costa vastese resta l’unico lembo di territorio della Costa Teatina non interessato da interventi antropici e conserva appieno una naturalità esclusiva. La sua pregevole e rara morfologia, inoltre, permette all’unisono la conservazione naturalistica e la fruibilità. Dette caratteristiche, assai uniche, ne hanno fatto un luogo amabile ed accattivante, tant’è che viene frequentato durante tutto l’anno, sia da locali che da turisti, malgrado le usuali difficoltà intrinseche ai sentieri ecologicamente compatibili.

2) E’ evidente che la realizzazione di una pista ciclo-pedonabile, che tipologicamente verrà annoverata come strada, al di là degli ipotizzabili impatti e trasformazioni paesaggistiche, ma non solo, priverebbe per sempre la Riserva dell’unico vero Sentiero naturalistico, come debitamente già indicato nella segnaletica, giusta enunciazione del punto V7 dell’art. 12 del PAN che prevede “Sentiero naturalistico – coincide con il tracciato antico dell’ex-ferrovia;” e in “V7 – Sentiero naturalistico – sono consentite tutte le opere atte necessarie all’espletamento di attività didattiche, a consentire attività di sorveglianza e di studio scientifico all’interno della Riserva”.

3) Pertanto ed anche in considerazione di quanto riportato nell’art. 9 del PAN, relativo alla Zonazione, ove è previsto che la Zona B1, che include l’ex-tracciato ferroviario, è di rilevante interesse naturalistico (tant’è che tra gli usi e le attività consentite (art. 14) non si riscontra la possibilità di realizzare una pista ciclabile), è ragionevole presupporre una non idonea interpretazione del Piano di Assetto Naturalistico (PAN), seppur i Progettisti citino una verificata compatibilità.

4) Lo Studio di Fattibilità Ambientale incluso nel Progetto non sembra, almeno così come è stato redatto, che possa annoverarsi come una Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), così come il mero richiamo di generiche valutazioni non possono fare concludere che gli effetti dell’intervento non influenzeranno in maniera significativa o sostanziale il Sito di Interesse Comunitario (SIC). Infatti, la Valutazione di Incidenza , così come indicato nella Dir. 92/43/Cee recepita con il DPR n. 357/97, nella intervenuta modifica dell’art. 5 con l’art. 6 del DPR n. 120/03 ha specificatamente previsto che “nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione”. Essa è un preventivo strumento di salvaguardia che tende ad evitare l’approvazione di “progetti” che possono confliggere con la tutela di ecosistemi meritevoli di conservazione. Ora, il SIC IT 7140108 Punta della Penna- Punta Aderci, che include appieno la Riserva, certamente si annovera tra quelli ad elevata valenza ambientale, per specie ed habitat, e presenta vulnerabilità ad opera di infrastrutture turistiche periferiche ed una eccessiva viabilità. Pertanto, deve essere redatta una adeguata VInca, propedeutica a qualsivoglia intervento e contestualmente inclusa nella documentazione progettuale che viene sottoposta ad approvazione.

5) L’area in questione è naturalmente sottoposta, in quanto falesia, ad una progressiva erosione. Adesso, però, la mancata manutenzione delle opere di contenimento e drenaggio idrico nonché gli eccezionali eventi atmosferici, hanno alquanto incrementato il dissesto idrogeologico. Infatti, durante la passeggiata di Italia Nostra, i partecipanti hanno potuto chiaramente verificare la gravità degli smottamenti e la presenza di imponenti frane che ipotecano la stessa fruibilità dei luoghi, tant’è che la Cogecstre ha affermato in una sua nota del 25.02.14 “Pertanto, per quanto di nostra competenza, riteniamo che in questo momento il sentiero non sia utilizzabile per manifestazioni pubbliche si auspica una chiusura in attesa del ripristino dello stato dei luoghi”.

Si sottolinea che negli ultimi anni, dopo la rimozione della ferrovia, pur rimodellando la natura i luoghi a suo piacimento, la fruibilità non si è mai interrotta. Nostro timore è che, a seguito dell’apertura di un eventuale cantiere, una delle frane già visibilmente attive o altre in formazione potrebbero rendere la zona non più percorribile per motivi di sicurezza avulsi dal contesto ambientale. Come non considerare, poi, i sicuri costi aggiuntivi che ne deriverebbero, la cui reperibilità resta del tutto incerta, che si andrebbero a sommare a quelli, non pochi, già urgentemente necessari per il ripristino e non dettagliati nel progetto.

6) Nelle Relazioni progettuali si accenna ad espropri, ma nulla si riferisce in merito alle modalità di accesso a quei terreni coltivati circostanti la pista. Considerato che non ci risulta un coinvolgimento dei proprietari, si esprime perplessità.

Per le riflessioni di cui sopra ed altre che si omettono per non tediare, si ritiene che il progetto debba essere compiutamente rielaborato, tenendo debitamente da conto la possibilità di spostare il tratto “contestato” su percorso alternativo che, come già verificato dalle scriventi, sembrerebbe possibile. Da ultimo merita chiarire che il sig. Francesco Famiani, presidente della Sezione Cai di Vasto, cui si esprime sincero ringraziamento per il coinvolgimento delle scriventi nella discussione sul progetto, non è il Rappresentante delle Associazioni in seno al Comitato di Gestione della Riserva. Infatti, lo stesso non è stato indicato da un Forum delle Associazioni, ma direttamente dell’Ente Gestore (Comune di Vasto). Quindi, appare logico e necessario che la discussione debba coinvolgere, prima di decisioni conclusive, le associazioni che da sempre manifestano la Cultura per il Territorio nonché altre ugualmente portatrici di interessi, quali quelle degli imprenditori agricoli e turistici. Quanto sopra permetterebbe di recuperare una partecipazione che non è stata attivata.

LA REPLICA DELL'ASSESSORE MARRA - Cari amici di Arci, Portanuova, FAI, Italia Nostra. E’ necessario partire subito dalla premessa del vostro comunicato di sabato e chiarire: se non si vuole la pista ciclabile nel tratto dell’ex tracciato ferroviario allora non si può essere favorevoli alla pista ciclabile dentro la Riserva. Non capisco come si sia costruita la tesi che questo è possibile.

L'ipotesi di individuare un percorso alternativo è di fatto resa impraticabile dall'esigenza di approvare in fretta il progetto definitivo che è legato al finanziamento di 1.999.000 € che il Ministero ha concesso sulla base del progetto preliminare della Provincia di Chieti, denominato “Via verde della Costra dei trabocchi” e che è un progetto tanto spesso nominato dalle associazioni a difesa delle posizioni pro parco della Costa Teatina. Quel progetto passa sull’ex tracciato ferroviario, non è mai stato un segreto e mai ho sentito levate di scudi contro. Discostarsi da questo particolare sostanziale e cambiare percorso vorrebbe dire perdere il finanziamento con il quale si garantirebbe la realizzazione dell’opera. Pertanto capite bene che dichiararsi favorevoli ma porre un così pesante distinguo crea confusione.

Questa posizione  mi spinge ulteriormente a chiarire alcuni aspetti, tecnici e politici, che mi auguro facciano cambiare opinione ad una parte di essi, probabilmente mossi da preoccupazioni legittime ma non per questo condivisibili.
 
Partiamo da un presupposto essenziale: la tutela della riserva e il rispetto delle regole sono condizioni imprescindibili per le opere che andremo a realizzare:  è materialmente impossibile, però, realizzarle senza  l'utilizzo di mezzi meccanici, utilizzo che avverrà sotto il controllo di esperti in materia ambientale, al fine di minimizzare le criticità, come già avvenuto per il SIC 101 e la pista di Vasto Marina.
 
Nel merito delle criticità di quel tratto di territorio, ribadisco che tra le prescrizioni che saranno oggetto di rivisitazione del progetto, ci sono le "opere idrauliche di drenaggio e di ingegneria naturalistica, sempre nel rispetto del PAN […] nonché la rimessa in funzione delle opere relative al vecchio tracciato ferroviario che avevano la funzione di salvaguardia del tracciato"… "Particolare attenzione si chiede di prestarle alle opere di ingegneria fatte dalle ferrovie anche al fine di valorizzarle" (dal verbale del Comitato di Gestione del 23 gennaio 2014). Ribadisco inoltre, che lo stralcio dal progetto di alcune infrastrutture (passerella in legno e staccionate) permetteranno di recuperare oltre 500 mila € che saranno destinate a queste opere idrogeologiche. La conferenza di servizio, oltre al Comitato di gestione, ha dovuto richiedere altri 15 pareri di enti sovra comunali. Le interpretazioni che si vogliono dare sul PAN e su cosa si intende per sentiero naturale sono molto opinabili. Ad esempio, secondo quella interpretazione cadrebbe in contraddizione anche il riferimento all’accessibilità dei disabili che pure è consentita (ma senza infrastrutture sarebbe impossibile).

Tra il definitivo e il progetto esecutivo si dovrà perfezionare il progetto nella specificità delle prescrizioni e se si riterrà la necessitàdi produrre altre valutazioni, non sarà impossibile. Come accordato con l’Ass. Amici di Punta Aderci, si creerà un tavolo di supervisione con le associazioni. Vasto reclama queste infrastrutture. Da amministratori abbiamo il dovere di dare prospettive al nostro territorio e a chi lo abita.

Il convegno organizzato dall'Amministrazione il 1 marzo, in cui si è spiegato pubblicamente il progetto, le criticità del territorio e le prescrizioni accolte, ha avuto un momento dedicato agli interventi dal pubblico con il chiaro obbiettivo di ricevere ulteriori spunti di riflessione. Spiace però che, tra una platea gremita, alcuni scettici al progetto non siano intervenuti, alcuni non hanno nemmeno ritenuto di essere presenti. Opporsi a quest’opera significherebbe non considerare la grande opportunità di evitare l'invasione ben più impattante delle auto. In particolare uno studio olandese esposto nel corso del convegno valutava come del tutto assenti le ripercussioni legate all'utilizzo delle bicicletta su specifici specie animali, in particolare ornitologiche.

D'altronde la costruzione della pista ciclabile sarebbe una garanzia di manutenzione dell'area altrimenti in preda a fenomeni di forte degrado idrogeologico che già oggi ne limitano se non impediscono la fruizione a bikers e pedoni. La pista ciclabile permetterebbe di attivare quei servizi di turismo ambientale che possano garantire il reperimento di fondi per la sua manutenzione. Secondo gli studi di economia turistica presentanti al Convegno del 1 marzo, gli investimenti sulle piste ciclabili si ripagano da sole nel giro di un anno. L'aspetto politico più grave sta nel fatto che queste posizioni rischiano di indebolire l'azione di sensibilizzazione a favore del Parco della Costa Teatina. Quante volte abbiamo promosso l'opportunità di una pista ciclabile della Costa Teatina, come un infrastruttura attrattiva all'interno del Parco? La pista ciclabile sull'ex tracciato ferroviario come un valore aggiunto da preservare? Da ambientalista che è sempre stato in prima fila per la perimetrazione del Parco, questo è inaccettabile.

In fine una considerazione sul rappresentante delle associazioni ambientaliste nel Comitato di gestione. La sua nomina è stata fatta nel rispetto delle regole, che potrà essere non condivisa, ma lo avete ringraziato voi stessi per aver coinvolto le associazioni, a dimostrazione che sulle scelte concrete la partecipazione non è mancata. Sperando che alcune informazioni siano ritenute utili, l’Amministrazione non chiuderà le porte ai contributi propositivi.

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