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CAMPIONI IN TUTTO

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Doveva essere la rivincita della finale di Roma di due anni fa, l'ultima occasione per alcuni campioni come Van der Sar, Scholes e (forse) Giggs, il momento della vendetta per l'esperto sir Alex Ferguson contro il giovane rampante Guardiola, che aveva osato detronizzarlo nel 2009. Niente di tutto questo: la partita di ieri sera a Wembley ha sancito ancora una volta la superiorità europea del Barcellona, la grandezza del suo gioco totale e lo splendore del suo astro più luminoso, Leo Messi, tre Champions a meno di 24 anni, di cui due da assoluto protagonista. E' soprattutto il trionfo di una filosofia di calcio che da tempo si è affermata in Catalogna: il calcio va imposto all'avversario grazie alla tecnica, privilegiata rispetto all'atletismo esagerato degli ultimi anni, e puntando soprattutto su giocatori del posto, cresciuti con la maglia blaugrana fin dai tempi della Masia, il settore giovanile che ha forgiato tanti campioni in campo e in panchina. L'esempio lampante è stato il primo marcatore di ieri sera, vale a dire Pedro Rodriguez Ledesma, per tutti Pedrito, anno di nascita 1987. Esploso un po' tardi rispetto ad altri compagni di squadra (a Roma giocò solo nel recupero, da assoluto sconosciuto), si è imposto in pochissimo tempo sulla scena internazionale, divenendo titolare inamovibile del Barça e della nazionale spagnola e anticipando la "pensione dorata" di un certo Thierry Henry. Con lui, ieri sera erano in campo altri 6 giocatori provenienti dalla "cantera", (Valdes, Piquè, Xavi, Busquets, Iniesta e Messi), oltre al capitano Puyol, a Bojan e a Thiago Alcantara in panchina. E proprio lì, in panca, c'è un altro prodotto del Barcellona, un uomo cresciuto con quella maglia fin da bambino, e che ha quarant'anni può già dire di aver vinto tutto sia da giocatore che da allenatore: Pep Guardiola. A Wembley, nel '92, aveva già trionfato sul campo, sotto la guida del mentore Cruyff, togliendo il trofeo alla Sampdoria dei gemelli del gol Vialli e Mancini. Quest'anno ha bissato il trionfo di Roma, si è ripreso il palcoscenico dopo averlo dovuto cedere lo scorso anno a Mourinho, forse l'unico allenatore che ha dimostrato di poterlo affrontare ad armi pari. Il merito di questa vittoria è anche e soprattutto sua, per il suo modo di gestire lo spogliatoio, provvedendo alla sostituzione di campioni vecchi o non più desiderati (Ronaldinho, Deco, Eto'o, Henry, Ibrahimovic, Marquez) con giovani provenienti dal vivaio, lanciati senza paura nella ribalta del calcio internazionale. E' così che ha costruito questa squadra che adesso tutti giudicano la più forte di sempre, maestra nel trattare la palla e nel nasconderla all'avversario per farla riapparire solo in fondo alla rete, grazie a fenomeni del palleggio come Xavi e Iniesta e a un finalizzatore straordinario come Messi, divenuto un bomber di razza, non più solo un fenomeno di dribbling e fantasia. Ora si apre il dilemma sul futuro di Pep, che sembra soddisfatto dei trofei ottenuti in casa e avrebbe espresso il desiderio di intraprendere una nuova avventura da allenatore all'estero (magari in Italia, chissà...). I tifosi blaugrana non sembrano fare un dramma di questa situazione, perché sono sicuri che la Masia continuerà a sfornare campioni e allenatori di grande livello, se è vero che Luis Enrique, altra vecchia gloria e tecnico della squadra B (la nostra primavera) è già richiesto da tanti club pur non avendo esperienza ad alti livelli. L'ultima nota però, la più bella di tutte, è per un giocatore che ha vinto la sua partita non ieri sera, ma due mesi fa: Eric Abidal. A marzo, il francese aveva ricevuto la tremenda notizia di essere malato di cancro al fegato, e si era fermato per curarsi da questo male terribile. Vinta la sua battaglia, era tornato in campo per qualche minuto già nella semifinale di ritorno contro il Real, ricevendo un'ovazione da brividi e l'abbraccio di tutto il Camp Nou. Ieri ha giocato da titolare tutta la partita, e al momento della premiazione ha ricevuto la fascia di capitano da Puyol e ha avuto il privilegio di alzare per primo la coppa. E' il gesto più bello, più umano di tutta la serata, la dimostrazione dell'unità e dell'amicizia di un gruppo vincente, che ha dato una grande lezione non solo di calcio, ma soprattutto di vita.
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