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PHILIPPE GILBERT, ECCO L'IMPERATORE

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Tutto il Belgio da oggi può dire di avere un imperatore, un indiscusso campione e un micidiale corridore di corse da un giorno. Philippe Gilbert è ormai irrefrenabile, impossibile tenergli testa. Lui che oggi durante la Liegi–Bastogne-Liegi ha saputo creare un vero e proprio capolavoro, una sinfonia fatta di emozioni e di voglia di vincere. Ai suoi avversari è mancata quella zampata in più che solo un campione possiede. Frank ed Andy Schleck hanno dovuto arrendersi al killer della Redoute. La Omega Pharma continua a sorprendere per il lavoro svolto, ha assistito il suo campione in ogni sua decisione e lavorato di fino per portarlo al traguardo difeso tenendo lontani gli affondi di tanti che volevano la grande classica di primavera. Il re ora ha raggiunto nel grande libro dei record ciclistici, il nostro portacolori Davide Rebellin che nel 2004 aveva dovuto far posto nella sua personale stanza dei trofei le stesse 3 vittorie: Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Per un ciclista significa portarsi a casa un pezzo di storia. È rimasto a guardare fino alla Redoute, facendo lavorare attentamente i suoi Omega Pharma assieme ai rivali della Leopard per controllare la fuga da lontano in cui c’erano Van Avermaet, Pineau, Garate, Gasparotto, Cataldo e Damiano Caruso. Poi sulla Redoute (-39 km) ha risposto al primo attacco di Frank Schleck, con Andy a ruota. Sulla Roche aux Faucons, la Rocca dei Falchi, ci ha riprovato Andy Schleck apparso sensibilmente più pronto, ma Gilbert ha ancora replicato, con Frank a ruota. Mentre Vinokourov, sfortuna per lui che ha guastato una prova in cui c’era, bucava e Rodriguez spariva dalla lotta. E a quel punto, a -21 km dall’arrivo, il Belgio iniziava a prepare il giusto tributo al proprio campione. Ripresi i fuggitivi, e rimasti in tre, Gilbert ha voluto offrire un’ultima prova di forza sul San Nicolas, staccando i due Schleck. Frank ha resistito, Andy ha ceduto ma è rientrato in pianura. Però, a quel punto, nessuno dei due ci credeva più. Sono arrivati rassegnati, quasi impotenti, alla volata: Gilbert è partito alla curva ai 300 metri e li ha lasciati sul posto. La Leopard a questo punto capisce che per l’ennesima volta il traguardo diventa una beffa e la vittoria va all’uomo rivelazione di questa prima parte di stagione. Se la sportività si vede anche dai gesti del dopo gara, ad Andy Schleck va riconosciuto il merito di aver accolto il collega con il massimo rispetto. Il lussemburghese è andato a stringere la mano a Philippe in segno di fair-play, come aveva fatto con Contador al Tour sul Tourmalet, stesso fair-play per suo fratello Frank che levandosi il cappello accoglie l’avversario sul podio. Per Gilbert un fiume di emozioni: ha sospirato, con in braccio il figlioletto Alan di appena sei mesi, e si è asciugato qualche lacrima. Sulle corse di un giorno è l’uomo da battere, il suo modo di affrontare questo tipo di prove ricorda molto il nostro Bartoli. La facilità con cui si è preso gioco della marcatura dei fratelli Schleck dimostrano l’esistenza di una marcia in più, la stessa mostrata sul Cauberg all’Amstel e sul Muro di Huy alla Freccia Vallone. C’è il rischio, a questo punto, che qualcuno inizi a storcere il naso ma si sa certe vittorie assumono la forma di bocconi duri da mandar giu. L’ITALIA DIMENTICATA – Male la situazione della pattuglia italiana. I nostri portacolori non soddisfano ne per il rendimento ne in generale in questa parte di stagione, unica nota positiva va spessa per Bennati alla Gand-Wevelgem. Ottavo Nibali a 29", migliore italiano, autore di una bella Liegi e di un finale da protagonista sul San Nicolas. Sedicesimo Cunego a 43", 72° Basso a 7’35". Per l’Italia a pedali non è Pasqua.
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