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Solennità di Gesù Cristo Re dell'universo

*Chi combatte per Cristo?*

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+In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».+

Alla domanda di Pilato, Gesù, come spesso fa, risponde opponendo un' altra domanda. Una strategia comunicativa volta a far cambiare prospettiva al proprio interlocutore, quando intraprende il discorso dal punto da delle premesse erronee o, come in questo caso, false: "il sentito dire". "...altri ti hanno parlato di me?" Solo Cristo può rivelare Cristo, anche noi possiamo farlo solo se siamo sua trasparenza e lo ospitiamo in noi.

+Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».+

Stranamente non è Gesù a giustificarsi ma Pilato, che già manifesta il suo atteggiamento di "non-responsabilità" nei confronti di una decisione che comunque, in ultima analisi, resterà sua. Premettendo di non essere Giudeo manifesta la sua impossibilità di poter giudicare in quanto estraneo alle loro categorie di pensiero. La strategia di Gesù ha avuto successo, Pilato assume ora una posizione neutrale ed è pronto ad ascoltare quello che il carpentiere di Nazareth sta per dirgli.

+Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».+

Gesù ammette indirettamente di essere Re alludendo a un Regno che gli appartiene, ma che, in ogni modo, non è di questo mondo. Egli è un Sire ma non come Pilato può intenderlo: il suo regno c' ma non ha esercito, ne arsenale, ne tesori o banche, non ha palazzi, non ha burocrati. Questo regno è fatto di persone che lo ascoltano e lo seguono aderendo così al disegno divino di Salvezza universale. In quel momento però, nessuno di coloro che lo seguono è disposto a combattere per lui. Eppure Pietro nel momento della cattura aveva deciso di farlo, sfoderando la spada e colpendo Malco all' orecchio, dal suo gesto sarebbe potuta nascere una rivolta, addirittura una rivoluzione. Ma il Cristo non ha mai voluto la violenza per instaurare la sua Signoria. No, non è con le armi che dobbiamo combattere per portare il Regno per salvare e liberare Cristo, il quale ancora oggi continua a essere perseguitato e condannato dai tribunali iniqui di questo mondo. Egli attraverso la sua stessa storia ci ha mostrato con quale armi combattere. Ci ha infatti chiesto di amarci, fare memoria di Lui e soccorrerlo quando lo vediamo forestiero, carcerato, affamato, nudo, malato. Solo così possiamo far trionfare il nostro Re, non c'è altra Via da perseguire, la spada non fa che portare morte.

+Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».+

Pilato insiste: "Dunque tu sei re?". Gesù ha indirettamente ammesso e confermato il motivo della sua condanna, ma rivela la natura della sua regalità identificandola con la missione che gli è stata affidata dal Padre: essere Testimone della Verità. E' per questo che egli è stato condannato, l'uomo ha scelto la menzogna, la falsa giustizia, l'idolatria del potere e del denaro, un regno di oscurità che non può resistere davanti alla Luce ed è per questo che i servi di questo regno cercano in ogni modo di sopprimerla. Quando la luce brilla non c'è però oscurità che tenga, essa trionfa sempre. L'alba, poco a poco, si fa strada nella notte del mondo, il giorno verrà portando una dolce estate senza fine.
Combattiamo per Cristo con le armi dell'Amore. Non lasciamo che il Re dimorante nei nostri fratelli e sorelle venga condannato ancora dalla vigliaccheria di Pilato (spesso ospite di molti cuori) che non da il coraggio di essere giusti, esporsi ed affrontare l'iniquità e la corruzione che crocifiggono ancora oggi l'umanità ferita e umiliata affidataci da Cristo.
 
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