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Non buona la qualità dei fiumi abruzzesi, in arrivo le multe dall'Europa

Il torrente Cena nel Vastese è tra i corsi d'acqua 'nel mirino'

redazione
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C'è il torrente Cena, nel Vastese interno, tra i fiumi che non raggiungono il livello minimo necessario stabilito dalla Direttiva europea 'Acque' del 2000 la quale obbligava anche l'Abruzzo ad adoperarsi per far sì che entro il 2015 tutti i fiumi raggiungessero uno stato ambientale definito “buono”, pena una pesante sanzione da comminare.

Un obiettivo che è ormai impossibile da raggiungere, sottolinea Luciano Di Tizio, presidente regionale del Wwf, riferendosi ai dati - ancora in elaborazione - dei rilievi effettuati quest’anno dall'Arta, l'Agenzia Regionale Tutela Ambientale, in oltre 100 stazioni di campionamento.

“Il dato sconcertante – commenta Di Tizio - è che si stanno confermando le identiche criticità dell’ultima campagna di campionamento del 2012”.

Per il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, che aveva messo tra i primi punti in agenda quello di “riconciliare l’acqua salata del mare con l’acqua dolce dei fiumi” - per citare una delle sue metafore - non ci sarà dunque altro da fare che chiedere una proroga all'Unione Europea, per evitare l'altrettanto 'salata' sanzione.

“Le campionature dell’Arta - spiega Di Tizio - tengono conto di analisi chimiche, ma anche di indicatori biologici. In base a questi dati si stila la classifica, dalla qualità migliore a quella peggiore, con cinque classi: elevata (codice azzurro) buona (verde), sufficiente (giallo), scarsa (arancione) e pessima (codice rosso). In base alle nuove aggiornate analisi, seppur parziali, i fiumi 'pessimi' d’Abruzzo del 2012 sono rimasti tali”.

E in provincia di Chieti, assieme al Feltrino e all'Arielli, c'è il Cena, torrente che dà il nome ad una vallata dell'entroterra del Vastese tra i territori di Furci e Cupello.

“Questi dati – dice ancora Di Tizio - rappresentano la bocciatura di intera classe dirigente a livello regionale, provinciale e comunale; sanciscono il fallimento o meglio l’assenza di qualsiasi politica di risanamento, che pure doveva essere una priorità, visto che l’inquinamento del mare dipende in buona parte dai veleni riversati nelle foci dei fiumi. Doveva essere una priorità, per la Regione verde dei Parchi, perché sin dal 2012 era noto a tutti che bisognava agire d’urgenza per evitare procedura d’infrazione e pesanti multe”.

Lascia ben sperare l’attivazione da parte della Regione di 170 milioni di investimenti per realizzare nuovi depuratori e riparare i tanti malfunzionanti. Di questi 101 milioni sono fondi Fas, 69 milioni sono stati stanziati dal Decreto legge 'Sblocca Italia'. “Almeno questo è positivo - sottolinea il responsabile abruzzese del Wwf -. Andranno però garantite risorse economiche adeguate anche per la manutenzione nel tempo e i controlli periodici. I piccolo comuni, da soli, non riescono a gestire questi impianti”.

Ultime annotazioni, infine. “Serve una programmazione seria, bisogna ridurre gli insediamenti industriali lungo i corsi d’acqua. Bisogna ridurre il prelievo di acqua per attività artigianali e agricole, perché diminuendo la portata un fume perde anche la sua capacità di autodepurazione. E occorre limitare l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e fitofarmaci nel settore agricolo”.

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