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La minaccia dall'Alto Vastese: 'Camion di pietre e terra davanti la sede della Provincia'

Presidio di protesta all'altezza della frana e della strada chiusa tra Torrebruna e Castiglione

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I forconi, quelli fisici in metallo e legno, non si sono visti, ma l'incazzatura dei cittadini è identica a quella che riempie le piazze di tutta Italia. Presidio di protesta, stamane, sulla provinciale 212 tra Torrebruna e Castiglione, proprio sul fronte della frana.

Decine di residenti di Torrebruna, Guardiabruna e Schiavi hanno inscenato una manifestazione di protesta sul fronte della frana, al chilometro 8 e trecento. Proprio a causa di quel movimento di terra che ha inghiottito parte della carreggiata, ovvio epilogo di anni di incuria e di mancata manutenzione a cunette e corsi d'acqua, nelle scorse settimane l'ingegner Carlo Cristini, della Provincia, ha disposto la chiusura al traffico. Una firma e il gioco è fatto. Torrebruna e Guardiabruna sostanzialmente isolate dal resto dell'Alto Vastese, dunque, anche dal servizio di emergenza del 118 attivo presso il distretto sanitario di base di Castiglione Messer Marino, ma anche dalla pediatra, dalla farmacia e da altri servizi che nelle zone montane sono quasi tutti di prima necessità. Dalla Provincia, al momento, il solito tormentone: non ci sono soldi per sistemare quell'arteria franata e quindi la strada resta chiusa per motivi di sicurezza. Amen.

E stamane, accanto ai cittadini incazzati e pronti a marciare su Chieti per "scaricare un camion di pietre e terra davanti al palazzo della Provincia" come minacciato da qualcuno dei manifestanti, pietre e terra come quelli utilizzati dai cantonieri per chiudere al traffico la sp 212, c'era il sindaco di Torrebruna, Nicola Petta, e il consigliere provinciale di opposizione, Camillo D'Amico.

"Siamo stanchi di attendere novità dalla Provincia. - tuona Nicola Petta - Troppo semplice e troppo comodo chiudere una strada per motivi di sicurezza. Il territorio dell'Alto Vastese chiede risposte immediate. Siamo pronti, noi sindaci di zona, a mettere a disposizione uomini e mezzi per riaprire al traffico la strada, anche a senso unico alternato. Non possiamo attendere i tempi della politica, l'eventuale arrivo di fondi da Roma, dal Governo centrale. Abbiamo l'impellente necessità che la strada torni percorribile. Se la Provincia lo vuole, può fare un intervento di somma urgenza. Chiediamo una soluzione tampone identica a quella posta in essere sulla provinciale tra Castiglione e Montazzoli. Si intervenga riaprendo al traffico la strada, poi la politica, qui in Abruzzo o a Roma, faccia il suo corso per trovare i fondi per l'intervento definitivo di messa in sicurezza".

Camillo D'Amico, capogruppo del Pd in Provincia di Chieti, è al momento l'unico politico ad aver preso visione, di persona, dello stato dei luoghi sulla provinciale, l'unico che ci ha messo la faccia prendendosi anche le critiche e le accuse alla classe politica da parte dei cittadini intervenuti stamane al presidio di protesta. E proprio davanti ai dimostranti il consigliere D'Amico ha chiamato al telefono il presidente Di Giuseppantonio, fissando per martedì prossimo un vertice urgente in Provincia, al quale prenderanno parte i sindaci dell'Alto Vastese e i tecnici del comparto viabilità dell'ente chietino. "Martedì prossimo saremo a Chieti e, insieme ai sindaci, costringeremo l'amministrazione provinciale a trovare una soluzione immediata a questa situazione ormai insostenibile. - conferma D'Amico - Chiederemo un intervento di somma urgenza di riapertura parziale al traffico, anche a senso unico alternato". E' questa la concessione strappata al presidente Di Giuseppantonio, un vertice in Provincia, con sindaci e ingegneri, per trovare una soluzione rapida, immediata, "in giornata" ha promesso D'Amico.

Intanto un'altra frana rischia di isolare ancor di più Torrebruna dal resto del Vastese: un vasto movimento di terra minaccia la sede stradale lungo la provinciale che scende verso San Giovanni Lipioni, poco dopo il bivio per Celenza sul Trigno. Se anche quella provinciale venisse chiusa al traffico ai residenti nei centri montani non resterebbe altro che tornare all'utilizzo di asini e muli per tentare di muoversi sul territorio.

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