Voglio precisare, innanzitutto, che per sport minore intendo l’insieme dei giuochi individuali o collettivi, praticati, per lo più, da giovanissimi, finalizzati allo sviluppo della forza e dell’agilità fisica. Gli scopi, quindi, mirati a svaghi oppure a semplici competizioni.
Naturalmente, nell’uno o nell’altro caso, imperava il rispetto di quelle regole incentrate nelle funzioni di concorso alla formazione umana e culturale dei giovani.
A questo punto, mi piace ricordare i numerosi centri sportivi che funzionavano presso le parrocchie o nelle istituzioni scolastiche dove venivano dedicate alcune ore pomeridiane a molteplici iniziative che spaziavano da specificità atletiche, come la corsa e il salto, al giuoco della pallacanestro o ancora di più di quello del calcio.
Si trattava, comunque, di iniziative del tutto estranee alla circolazione del “vil denaro”, ma esclusivamente intrise dal senso di un agonismo puro inteso come espressione di vera disciplina artistica in cui l’avversario non era assolutamente il nemico da battere ma solo il semplice amico concorrente da superare. Mi capita spesso di chiudere gli occhi e di abbandonarmi ai numerosi ricordi che hanno contraddistinto la mia esperienza trascorsa per moltissimi anni e sempre come volontariato, nel gruppo della P.G.S. Vigor Don Bosco di questa città, dove con la qualifica prima di allenatore di calcio e successivamente con quella di presidente sono arrivati risultati veramente importanti.
Come non rivivere quei momenti, specialmente quando i ragazzi, divenuti oggi genitori, continuano a gratificarmi di una vicinanza che vuole significare da una parte gratitudine e riconoscenza, dall’altra il pieno assorbimento dei principi di Don Bosco secondo i quali si può “costruire l’uomo anche giocando a pallone”.
Purtroppo, i tempi sono cambiati e con i cambiamenti si è perduto anche il valore di certe realtà. Si è pervenuta in una situazione che è sotto gli occhi di tutti e che scoraggia, me lo si lasci dire, anche le persone ottimiste per natura.
Ordunque, la risposta alla domanda posta nel titolo di questo scritto è chiara e in equivoca e cioè la “morte e sepoltura” di tutto ciò che qui a Vasto, attraverso iniziative associazionistiche e sportive, ha dato non solo onore e lustro nei risultati, ma anche notevoli contributi sui quali sono state edificate le coscienze di diverse generazioni. Da persona che ha creduto sempre negli effetti benefici dello sport, non posso che suonare una specie di campanello d’allarme nella speranza che i responsabili delle istituzioni locali affrontino il problema e diano adeguate risposte.
La mia voce, quindi, sia un vero e proprio “grido di dolore”. Naturalmente, a questo mio stato d’animo si uniscono i miei più diretti collaboratori ai quali dedico il mio più sentito ringraziamento.