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Il duro ruolo della rappresentante di classe al tempo della pandemia

Did, Dad, T0, T5, docenti, genitori, e molto di più visti da Maria Paola La Verghetta e Emiliana Campitelli

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Ai tempi del Coronavirus c'è una categoria di persone che viene sottovalutata, non sta in prima linea come i medici e gli infermieri, ma gestisce quel delicato equilibrio tra scuola e famiglie: “i rappresentanti di classe!” Parliamo in questo caso della scuola primaria, dove i bambini non sono ancora completamente autonomi con la tecnologia e dove i genitori hanno ancora tanta ansia rispetto alla scuola e ovviamente al Covid.

Riportiamo l’esperienza di due giovani donne, che oltre a tanti altri impegni sono anche rappresentanti di classe, di due classi terze nella scuola primaria “G. Spataro” IC1 di Vasto.

Maria Paola La Verghetta è mamma di 3 bambine, dice lei che si sente soprattutto, moglie! E’ stata rappresentante di classe di più ordini di scuola: infanzia e primaria.

Emiliana Campitelli è mamma di due bambini, frequentanti classi diverse della stessa scuola, è moglie e titolare di un centro estetico. Anche lei come Maria Paola è un’esperta rappresentante, rielette da ormai 3 anni.

Se la pandemia ha reso complesse le attività didattiche per i docenti, non è certo più facile per le rappresentanti. Tante sono state e sono ancora le difficoltà di questo tempo di Covid 19.

Dicono entrambe: “Sicuramente non c’è mai fine al peggio e, questa cosa, se cambi prospettiva, riesce addirittura a farti apprezzare il momento in cui, tuo malgrado, vivi. E non è poco”.

“Siamo diventate rappresentanti di classe in un lontano Ottobre 2019, lontano perché diverso, la prima ed unica riunione in presenza per l'elezione dei rappresentanti dei genitori, dopo purtroppo tutto è stato solo on line. Ci siamo conosciute lì, per caso, ma è stato subito feeling ... amore a prima vista, perché anche se siamo in classi diverse, c’è sempre tra di noi un grande desiderio di fare squadra.”

Le rappresentanti di classe ci sono sempre state, ma ora con gli smartphone e i gruppi WhatsApp, dicono Maria Paola e Emiliana, è tutto molto complicato. Quella semplice comunicazione che la scuola chiede di dare e che la rappresentante scrive con le migliori intenzioni del mondo, viene fraintesa spesso e volentieri, perché la conversazione in chat appiattisce i toni, è eccessivamente sintetica, non favorisce la chiarezza della comunicazione, inoltre viene letta con distrazione, velocemente.  Succede inoltre che tanti impegni di lavoro e personali non consentono di avere sempre il cellulare in mano e capita anche di non controllarlo ogni secondo, la rappresentante ha una famiglia, un lavoro, una vita privata. Ma se non hai risposto subito puoi apparire indifferente a quel problema, arrivando anche a sembrare maleducata. Ma se sei troppo disponibile, dicono le due rappresentanti, se ne approfittano, con un’infinità di domande e richieste incredibili, mentre se cerchi di mediare le discussioni appari tirannica.

Come se ne esce da tutto questo? L’esperienza sul campo, la volontà di contribuire al bene dei bambini e della scuola, fanno capire che non si può piacere a tutti, è impossibile e porta a stressarsi inutilmente, è indispensabile concentrarsi su quello che si deve fare.

Quali sono i temi ricorrenti? Per esempio, i pidocchi, che abitualmente preferiscono la scuola come habitat di riproduzione, il cibo della mensa, che non sempre è gradito, si è rotta la caldaia e fa freddo, la maestra non corregge i quaderni, assegna pochi compiti, no, ne assegna troppi.  Domani si festeggia un compleanno, si compra un nuovo libro: colletta in corso, domani ritiro.

Da Marzo 2020, dopo meno di sei mesi di “mandato” come rappresentanti, Maria Paola ed Emiliana, raccontano che si sentivano già sfinite, ma del tutto ignare di quello che di lì a poco ci sarebbe crollato sulle spalle: la Didattica A Distanza. DAD per gli amici. Cioè bambini che a 6 anni, nel pieno del loro primo anno in primaria, hanno dovuto in pochi giorni scoprire l’uso del computer o tablet, collegarsi on line con gli inseganti, in una scuola a distanza...distanza in tutti i sensi. A volte con genitori con scarsa dimestichezza nell’impiego della strumentazione informatica e tante difficoltà: non si sente, non funziona la connessione, il microfono è disattivo, la telecamera è spenta, la condivisione che non si apre e mille altri imprevisti.

Il rappresentante di classe, in tempo di covid si è quasi trasformata in una figura mitologica, un po' Rambo un po’ Highlander che sta facendo di tutto per far “digerire” una scuola diversa, DaD o DiD, ma non solo...fa di tutto per mantenere un equilibrio o addirittura placare continue discussioni via chat, ricoprendo a tratti la figura dello psicologo, per placare ansie, dubbi, incertezze dei genitori sottoposti a continui cambi di protocolli per il tracciamento covid e non solo.  Le difficoltà sono tante, le famiglie sono composte da chi ancora deve recarsi sul posto di lavoro, a chi lavora da casa, a chi purtroppo un lavoro in questo momento lo sta perdendo, ma il rappresentante è lì che cerca di ascoltare tutti e tutte le difficoltà, corre in aiuto di chi non sa neanche accendere un computer, di chi ha perso la password, spiegando cosa devono fare, facendo video tutorial su come allegare un file, perché, sembrerà strano, ma nel 2022 c'è  qualcuno che ancora non lo sa fare.

Un problema di queste settimane sono poi i casi positivi o le quarantene, “mio figlio è positivo” fa scattare il panico in qualsiasi chat di classe. Bisogna fare il T0, e poi il T5, con conseguente didattica in presenza per i tamponati al giorno zero e Did per chi resta a casa. Il problema è che non tutti ne hanno diritto, si richiede alla scuola la possibilità di farla e l’istituto valuta se è possibile attivarla o meno. Ci sono poi famiglie che non possono supportare il costo di 2 tamponi nel giro di 5 giorni, perché purtroppo sono a carico delle famiglie, provocando non poche lamentele e polemiche, chi per problemi di salute preferisce non fare tamponi una volta la settimana ai propri figli, finendo per fare quarantene prolungate e ci sono inoltre famiglie che per vivere la quarantena dei figli devono attingere a ferie forzate.

Questa è la scuola del 2022, quando il Coronavirus, non è ancora stato sconfitto, fatta da presidi, inseganti, personale scolastico e … da rappresentanti di classe.

Il desiderio più grande è rivederci tutti all'uscita per organizzare l'ennesima uscita didattica, magari un evento interessante che coinvolga l’apprendimento dei bambini in modo anche festoso e divertente, senza mascherine, senza contagio, con abbracci e baci!

“Non molliamo”, concludono Maria Paola ed Emiliana, “da soli si corre, ma insieme si va più lontano!”

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