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"Ottanta ore per l’esito di un tampone a ridosso del Natale"

La riflessione, amara, di un cittadino: "Il malato è l'ultima delle priorità"

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Sono passati ormai cinque giorni e per fortuna ho ricevuto la risposta che volevo avere ma vorrei sottoporre alla vostra attenzione una riflessione un po’ più ampia.

La mattina del 23 dicembre ho effettuato un tampone molecolare presso il drive-in di Vasto perché il giorno prima un mio contatto di lavoro era risultato positivo al Covid. Ho ricevuto la risposta soltanto ieri sera, 26 dicembre, intorno alle ore 19.00. Durante l’attesa, di circa 80 ore, pur essendo pressoché sicuro di non aver contratto il virus ho effettuato a mie spese due tamponi antigenici, per poter trascorrere il Natale un po’ più serenamente.

Mi chiedo tuttavia come sia stato possibile dover attendere tutto questo tempo e come mai, se è vero che siamo ancora in emergenza, i laboratori che si occupano di processare i tamponi abbiano deciso evidentemente di rimanere chiusi lasciando con il fiato sospeso centinaia di famiglie in tutta la provincia.

Io ero in buona salute e fuori dal regime di quarantena ma ho pensato a tutti coloro che attendevano una risposta per poter finalmente tornare ad uscire dopo settimane di isolamento, ho pensato a chi stava male e non sapeva se era stato colpito da influenza oppure dal Covid con relative conseguenze anche sulle terapie a cui sottoporsi. E poi ho pensato a chi aveva persone fragili in casa, bambini, ragazzi o adulti diversamente abili costretti a rimanere fra quattro mura in attesa dei tempi biblici della nostra Asl e tutto questo a ridosso del Natale.

Le situazioni sono tante e diverse, ma non è ammissibile che a due anni dallo scoppio della pandemia ci sia ancora una gestione così irresponsabile di questa crisi. Abbiamo imparato a nostre spese che la tempestività può salvare la vita e allora ritengo giusto sollevare un problema, da cittadino e da uomo. Credo fosse legittimo, quest’anno, sperare di vivere al meglio le festività, forti delle vaccinazioni e di tutte le regole che ancora continuiamo a rispettare. Noi facciamo la nostra parte, ma forse qualche falla nel sistema ancora c’è se non si tiene conto delle ricadute psicologiche di certe decisioni, se non si considera che le scelte prive di senso compiute dai vertici andranno sempre a svantaggio di chi sta male, di chi non conta niente e non ha allacci o conoscenze di nessun genere. Mi auguro che le cose possano migliorare e che le prossime valutazioni sulla gestione locale della pandemia possano essere compiute volgendo sempre lo sguardo a chi è in condizioni di salute precarie.

La speranza, per la nostra intera comunità, è che il malato possa tornare ad essere la priorità.

Un cittadino

 

 

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