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Gianni Oliva e Carlo De Matteis presentano il loro studio sulla cultura e letteratura abruzzese

Un volume ricco di documenti, con un elegante veste editoriale, per conoscere le ricchezze letterarie della nostra regione nel tempo

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Nella bellissima cornice dei giardini d’Avalos, è stato presentato un libro autorevole che esprime la storia della nostra comunità regionale, scritto dal  prof. Gianni Oliva e Carlo De Matteis: “Abruzzo, Cultura e Letteratura dal Medioevo all’Età contemporanea, documenti, testimonianze, immagini”, Casa Editrice Rocco Carabba di Lanciano. Il libro pone l’attenzione sulla vicenda letteraria e culturale dell’Abruzzo dalle origini all’età contemporanea, con un accattivante corredo iconografico. Il Sindaco di Vasto Francesco Menna e l’assessore alla Cultura Peppino Forte, oltre ai ringraziamenti agli autori, hanno sottolineato come il testo è frutto del lavoro dell’università di Chieti e l’Aquila ed ha avuto contributi anche dall’amministrazione Comunale di Vasto, è un volume di grande spessore culturale, che è stato realizzato con una sinergia importante tra l’università di Chieti e il Centro di Studi Rossettiana.

 Il prof. Mario Cimini, che ha moderato l’incontro, ha sottolineato come la cultura letteraria abruzzese abbia avuto un’innata vocazione d’interscambio, dalle prime manifestazioni volgari in età medioevale, alla presenza di personalità di rilievo in ambito umanistico, rinascimentale per esempio di Sulmona, dal fervore illuministico del Settecento che fa registrare un intenso pendolarismo di intellettuali e scrittori abruzzesi, fino alle personalità di assoluto rilievo come D’Annunzio e Silone. Con il testo si vuole sottolineare l’importanza della cultura in loco, comprendendo che lo studio delle culture regionali è un fertile lavoro di ristrutturazione della stessa fisionomia della storia letteraria nazionale, che si concretizza come somma delle diverse espressioni delle culture locali.

Il prof. Gianni Oliva ha sottolineato come la metodologia seguita sia stata di geo storia. Sia per arginare l’esaltazione acritica, sia per vedere la relazione tra la regione e la nazione. La regione diventa così un tassello di un mosaico che fa parte di un ordine più ampio della nazione. Nel testo non è proposto un Abruzzo solitario e selvaggio. Si vuole ridare spazio alla letteratura, considerando che il profilo dell’Abruzzo con grande rigore analitico. Non è un’esaltazione campanilistica. Come sosteneva Benedetto Croce le realtà locali hanno ragione d’essere. “ Finchè gli uomini non diventeranno incolori cittadini cosmopoliti, le realtà locali avranno ragione d’essere. Di dimenticare la storia regionale non è ancora arrivato il momento in nessuna parte d’Europa e in Italia meno che mai!

Nella storia della letteratura italiana dobbiamo considerare l’insieme delle singole espressioni regionali, una visione d’insieme della storia letteraria attraverso i territori delle varie regioni. Una storia che parte dalla microstoria e piano e piano si ingrandisce e fa la storia generale. Prima si parte dalla storia della città, poi della regione, poi della nazione e poi dell’Europa come un insieme di scatole cinesi.

Il prof. Carlo De Matteis ha ricordato che nell’antica denominazione napoleonica 1806 c’erano 3 Abruzzi: Abruzzo Ulteriore I corrispondente alla provincia Teramo, Abruzzo Ulteriore II della provincia L’Aquila e Abruzzo Citeriore della provincia di Chieti, comprensivo del territorio pescarese. C’è una profonda corrispondenza di queste zone con la vicenda letteraria. Ciascuno dei tre Abruzzi presenta tematiche, peculiarità, legate ai generi letterari.  Ogni realtà provinciale si afferma in un preciso periodo di tempo per cedere poi il posto all’altro. I primi e due secoli e mezzo della letteratura abruzzese sono di esclusiva pertinenza aquilana, sia nel versante religioso, con la laudistica lirica e drammatica, che civile, dove spicca la ricca produzione di Buccio di Ranallo con la sua cronaca civile in versi, genere unico nel suo genere. C’è anche l’Umanesimo sulmonese con le relazioni con Petrarca e Boccaccio, con sue specificità. Nel 500 e 600 c’è un periodo di stagnazione, con realtà minori. Nel 1700 subentra la provincia teramana, si crea un circolo di intellettuali intorno alla figura di Melchiorre Delfico, una delle figure più significative dell’Illuminismo italiano. Nell’800 prevale la provincia di Chieti, con una disseminazione di centri importanti: rinasce la tradizione del dialetto a Vasto con due Luigi Anelli e Gaetano Murolo, ad Atessa emerge Domenico Ciampoli con il genere del verismo italiano, a Chieti Giuseppe Mezzanotte con la narrativa post unitaria, a Francavilla c’è il circolo michettiano e l’attività giovanile di D’Annunzio. Nel 1900 c’è una compresenza di queste realtà che si erano differenziate nel tempo. E’ presente una produzione dialettale chietina, soprattutto nell’area peligna. Sul versante della narrativa sono presenti autori importanti come Ignazio Silone e Gabriele D’Annunzio.

E’ un lavoro unico, diretto al grande pubblico e non solo a lettori specializzati. Evidenzia come la letteratura abruzzese nel corso dei secoli, non ha mai avuto un ruolo subalterno rispetto ai grandi centri culturali. La regione ha spesso sottoposto ad un autonomo processo di rielaborazione gli stimoli intellettuali ricevuti, ponendosi alla ricerca costante della propria identità.

 

 

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