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Commemorazione del defunto Luigi Ferrari

In lui cultura, un esempio mirabile di umanità feconda, di ferma e incrollabile fede cristiana

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Oggi, presso la Chiesa dei Salesiani di Vasto, si terrà una messa di suffragio per Luigi Ferrari, amato padre della concittadina Prof.ssa Maria Rosaria Ferrari Mariotti. Il nostro amico e corregionale ha reso la sua anima a Dio la settimana scorsa, a Roma, alla veneranda età di 99 anni, compiuti nell’aprile scorso.


Nato a Cupello nel 1917, orfano di guerra, L. Ferrari ha trascorso la sua lunga vita, intessuta di fecondi rapporti umani e sociali, in particolare famigliari, di studio e poi di attività professionale in varie città d’Italia, e infine a Roma. Negli anni scorsi ha trascorso momenti di serena senectude intellettualmente attiva a Vasto. E’ stato in vita educatore (insegnante e poi Direttore didattico) presso la scuola pubblica statale. Ma non soltanto questo. Uomo di molti interessi, padre-patriarca di numerosi figli, nipoti e pronipoti, con mente lucida e sempre speculativa, ha unito scienza e cultura ad una profonda fede cristiana, vissuta con fermezza e convinzione. Esemplare esempio per chi “non crede”, per chi si dice “credente”, ma che assai poco o niente pratica la preghiera ecclesiastica e assembleare, liturgie e sacramenti.

Nel 2010 ha tenuto a pubblicare,  presso l'editore Cannarsa di Vasto, come sorta di suo testamento intellettuale e morale, uno dei suoi numerosi scritti letterari sempre “tenuti nel cassetto”.  "Il Chiù", “il verso breve e ipostatico di un piccolo uccello fluviale, un assiolo”,  questo il titolo dato a un poemetto lirico-storico di circa mille versi, articolato tradizionalmente in quartine. Una narrazione - dotta e appassionata, discorsiva e insieme epistologica,  melanconica e talvolta colma di amarezza - della sua personale vita e al tempo stesso della vicenda storica umana, sino alle vicissitudini feroci e infauste vissute dall’uomo nel suo secolo, il novecento. Una sua memoria di tono letterario 'alto' quanto perfettamente comprensibile, musicale come un afflato, un canto dell'intelligenza e dell'anima. Apparentemente autobiografica, nei fatti  un’affermazione o conferma di quei valori “naturalmente cristiani” che possono da sé soli dare, con la fede religiosa, a tutti fiducia e speranza.

Ho avuto notizia della sua dipartita uscendo da una visita di preghiera e raccoglimento presso la nota chiesetta molisana della Madonna di Canneto. Mi è stato facile immaginare, tornando all’interno per una “prece” in suffragio  dell’amico-paterno defunto, che sia trapassato da vita terrena a morte con quel viso sereno, espressione di pace raggiunta ed anzi conquistata post-mortem, col quale si mostra il Cristo in croce, scolpito con linee essenziali, popolari per arte quanto spiritualmente ispirato, posto lì, sulla destra dell’altare.

Questa mia scrittura vuol esprimere un personale “A Dio, Gino”, unendomi alla serena tristezza della sua numerosa famiglia, nella convinzione oggi, e confortante memoria poi, di una vita dal defunto trascorsa e per così dire assolta con amore, verso Dio e, dunque, verso gli uomini, sue creature. Si legge su una campana, modellata e fusa in bronzo ad Agnone, esposta nella detta chiesa di Canneto, la seguente frase-pensiero di Papa Benedetto XVI: “Il mondo di oggi ha bisogno di persone parlino a Dio per poter parlare di Dio” [agli altri uomini]. Per quanto sopra accennato, credo che questo pensiero di alta spiritualità e intelligenza abbia illuminato e guidato la vita terrena del nostro compianto Luigi Ferrari.

Giuseppe F. Pollutri

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