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GIORNO DELLA MEMORIA: RICORDO DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI VASTO MARINA

della redazione
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Da Nicola D'Adamo, portavoce del circolo ''Uniti per Vasto'' della Margherita, riceviamo e pubblichiamo: ''Con la Legge 211/00 ''la Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.'' Anche quest'anno il nostro circolo partecipa alla Giornata della Memoria con un ulteriore contributo: le note biografiche di altri internati nel campo per gli italiani ''pericolosi'' di Istonio Marina (Vasto) ed una rara foto di un gruppo di internati con la famiglia di uno di essi, il vignettista dell'Avanti Giuseppe Scalarini. Il campo di Istonio Marina - scrive lo storico Costantino Di Sante - fu uno dei primi campi abruzzesi ad essere allestiti. L'11 giugno 1940 era già attivato: era costituito dall'albergo dell'avv. Oreste Ricci e dalla villa degli eredi Marchesani, entrambi nel rione marino. Aveva una capienza complessiva, preventivata all'inizio, di 280 posti, poi diminuita a 170. Il servizio di sorveglianza era effettuato da 12 carabinieri, e quello sanitario dal Dr. Nicola D'Alessandro. A dirigere il campo, fino al 16 agosto 1943, venne riassunto il Commissario in pensione Giuseppe Prezioso, poi sostituito dal Vice Commissario Aggiunto di P.S. Giuseppe Geraci. Nel campo di Istonio vi si internarono, soprattutto, italiani ritenuti ''pericolosi'', e solo negli ultimi mesi, precedenti la chiusura, gli slavi. Nel luglio 1940 arrivarono i primi 79 internati, tutti italiani. Sei di essi erano stati internati, perché ''sovversivi schedati'', gli altri perché ritenuti ''pericolosi in linea politica''. Il 15 settembre erano presenti nel campo 109 internati tutti italiani ritenuti ''pericolosi''. Per tutto il 1940 venne utilizzato solo l'albergo, mentre la villa degli eredi Marchesani rimase quasi sempre vuota. Nell'estate del 1941 il campo venne interamente occupato: superò pure il limite massimo di capienza, raggiungendo, nell'autunno dello stesso anno, le 185 presenze con ben 15 internati in più. Nel mese di gennaio 1941 venne scoperta, dallo stesso direttore, un'organizzazione sovversiva che si stava formando all'interno del campo: i promotori, Mauro Venegoni e Angelo Pampuri, vennero trasferiti alla colonia delle Tremiti. Anche nel 1942 il campo rimase sovraffollato; solo nel 1943, il numero degli internati scese, intorno alle 150 presenze. Nello stesso anno arrivarono, trasferiti da Tortoreto, 52 internati ''ex Jugoslavi'' ed in seguito altri slavi, trasferiti da diversi campi, tutti ritenuti particolarmente ''ostili verso l'Italia''. Le condizioni di vita, nel campo di Istonio, vennero rese difficili dalla mancanza di spazio e degli infissi in alcuni locali, dall'insufficienza dei servizi igienici, dalle difficoltà di approvvigionamento del vitto e dall'atteggiamento arbitrario, nei confronti degli internati, del direttore Vincenzo Prezioso. All'inizio il direttore non autorizzò l'approntamento di una mensa comune nel campo e costrinse gli internati ad andare nelle trattorie del paese, creando gravi disagi ai meno abbienti. In seguito venne stipulato, per il servizio mensa, un contratto con la ditta S.P.I.A. Molini e Pastifici di Casalbordino, la quale, peraltro, spesso distribuì cibo avariato agli internati. Dopo il 25 luglio 1943, le autorità militari sollecitarono la chiusura del campo, perché nei pressi di Istonio erano iniziati dei lavori di fortificazioni per la difesa del territorio, e gli internati, dei quali alcuni accusati di spionaggio, potevano vedere, sapere e forse riferire quello che si stava facendo. Il Ministero dell'Interno, per la mancanza di posti disponibili in altri campi, dispose, solo il trasferimento degli elementi più pericolosi mentre il campo continuò a funzionare fino alla fine del settembre successivo''. (Da ''I campi di concentramento in Abruzzo (1940-1944)'' di Costantino Di Sante, pubblicato su Internet). Ma chi erano questi ''italiani pericolosi'' internati a Vasto dal '40 al '43? Don Luigi Anelli, direttore della Biblioteca Comunale, che quotidianamente riceveva la visita di alcuni internati, diceva che si trattava di ''brave persone'' ed a vedere le loro biografie forse aveva ragione.
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