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PALAZZINA REALIZZATA IN ZONA A RISCHIO, SCATTA L'ENNESIMO SEQUESTRO

a cura della redazione
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E sono otto. Ha raggiunto questa quota il numero di cantieri edili sequestrati a Vasto nell'ambito dell'ampia operazione di controllo e verifica sul territorio da parte dei Carabinieri della Compagnia di Vasto, coordinati dal capitano Giuseppe Loschiavo, che hanno messo sotto la loro ''lente di ingrandimento'' la massiccia edificazione sbloccatasi negli ultimi tempi in zona. Questa volta i sigilli sono stati apposti ad una palazzina in costruzione destinata ad ospitare circa venti appartamenti in via Santa Caterina da Siena. Il legale rapprsentante della ditta esecutrice dei lavori, A.N. di 50 anni, ed il progettista ed il direttore del cantiere, D.C. di 53 anni, entrambi di Pescara, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Vasto. Dovranno rispondere, in concorso tra loro, del reato di abuso d'ufficio e di abuso edilizio, per aver avviato la realizzazione del fabbricato detenendo l'autorizzazione rilasciata dagli enti di competenza, autorizzazione però ''viziata''. In questo ultimo caso il provvedimento è scaturito da una specifica ordinanza di sequestro emessa dal Gip del Tribunale di Vasto su richiesta del pubblico ministero Annarita Mantini. Tutto questo al culmine di una complessa attività di indagine condotta dai Carabinieri vastesi, attivatisi a seguito di una dettagliata denuncia presentata da alcuni residenti della zona i quali ritenevano la sussistenza di un rischio di dissesto idrogeologico nell'area in questione. Gli accertamenti compiuti dagli uomini dell'Arma hanno effettivamente rilevato che il terreno sul quale realizzato il fabbricato ricadeva in quelli a rischio idrogeologico poiché interessato dalla presenza di una scarpata morfologica, esistendo dunque il vincolo di non edificazione. Eppure, la stessa edificazione stava avvenendo normalmente e con regolare permesso a costruire rilasciato dall'organo comunale competente. L'acquisizione di tutta la documentazione amministrativa ed il successivo studio permetteva ai Carabinieri di accertare che, al fine di procurarsi il permesso a costruire nella zona, nella relazione tecnica presentata a supporto della richiesta veniva omessa la sussistenza in loco della scarpata e di conseguenza si riusciva ad ottenere la licenza di costruzione inducendo in errore l'organo preposto al rilascio.
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