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Alla Casa Lavoro di Torre Sinello la visita del sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli

Il 18 marzo tappa nella struttura vastese ex carcere, su iniziativa dell'on. Maria Amato

redazione
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La realtà della Casa Lavoro, ex carcere di Torre Sinello di Vasto, torna al centro dell'attenzione ed una nuova occasione per accendere i riflettori sulla struttura si terrà il 18 marzo su impulso dell'on. Maria Amato, con la presenza a Vasto del sottosegretario alla Giustizia, la senatrice abruzzese Federica Chiavaroli.

“La Casa Lavoro – scrive la parlamentare vastese del Pd - è un concentrato di vite fragili, di disagio sociale, di errori pregressi che hanno già avuto la loro pena. Vite fragili che attraverso percorsi di 'lavoro protetto' dovrebbero tornare ad una quotidianità solida lì dove affetti, lavoro, società riescano a dare garanzie. Internati! Una parola dal suono sinistro, persone che hanno scontato il loro debito con la giustizia ma dichiarate non socialmente sicure per tornare libere”.

La Casa Lavoro, aggiunge, serve a garantire questo percorso di 'salute sociale' ma “nonostante l’impegno della direzione, la dedizione degli operatori, il lavoro gravoso della Polizia Penitenziaria, il capannone sartoriale non è ancora realizzato, l’azienda agricola sociale stenta a decollare e il progetto del rifugio per cani non si è realizzato.

Tanti ospiti e pochi operatori, la permanente sofferenza della Polizia Penitenziaria in carenza numerica in una realtà profondamente diversa da quella di una Casa Circondariale. Un lavoro impegnativo e difficile che va oltre la custodia e diventa sostegno alla relazione, un lavoro per cui il personale si forma con l’esperienza e con un carico emozionale gravoso”.

Insomma, un “contenitore di fragilità – usa questa definizione l'on. Amato – sul quale continuo a tenere viva l’attenzione: per questo, all’indomani della sua nomina, ho invitato la sottosegretaria Federica Chiavaroli ad una visita e sarà con noi nella mattinata del 18 marzo. Una visita – dice ancora - per toccare con mano i problemi e per fare sentire la presenza dello Stato a chi non sempre allo Stato guarda con fiducia, per ridefinire con la direzione un percorso che veda finalmente realizzati quei progetti che facciano fare alla struttura il salto di qualità per persone che da internati devono tornare ad essere cittadini”.

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