Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

OMICIDIO SCUTECE: CRONACA DI UN PROCESSO

Condividi su:
Non c'era volontà di uccidere. Non si è trattato di un assassinio. E' stata una tragedia. Questo hanno stabilito i giudici. Giovanni Giuliano, 28 anni, di San Salvo, ha ammazzato la fidanzatina, Stella Scutece, appena ventenne, per una drammatica fatalità. Nell'aprile di tre anni fa la travolse e la maciullò con la propria Ford Mondeo, ma fu uno sciagurato incidente. Questo ha concluso la Corte d'Assise di Lanciano, presieduta da Tullio Moffa, che ha assolto l'imputato dall'accusa di omicidio volontario. Gli ha invece inflitto un anno e mezzo di carcere per omicidio colposo. Al giovane è stata anche sospesa la patente di guida per quattro mesi. Dovrà inoltre provvedere al risarcimento danni - da liquidarsi in sede civile - in solido con la Gan, compagnia con cui era assicurata la sua automobile. Il verdetto è arrivato ieri, dopo quattro ore di camera di consiglio, quando erano appena passate le 17. La corte, in sostanza, ha accolto la tesi della difesa che ha sempre sostenuto che si è trattato di una disgrazia. I pm Anna Rita Mantini e Irene Scordamaglia avevano invece chiesto la condanna a 21 anni di reclusione. L'udienza si era aperta proprio con le conclusioni dell'avvocato Giuseppe Mileti, che aveva puntato l'indice contro gli indizi e le ricostruzioni dell'accusa. Elementi che a suo parere non riescono a provare in alcun modo la colpevolezza del proprio assistito. Aveva rimarcato la difformità tra le varie perizie medico-legali e tecniche che erano state prodotte in aula. Non solo. In oltre due ore di requisitoria, aveva criticato la fase iniziale delle indagini condotte dai carabinieri di Vasto, sottolineando che ''difficilmente - ha affermato - chi vuole uccidere qualcuno, lo investe ad una velocità di 11 chilometri l'ora''. Per la difesa non andavano sottovalutate le ultime frasi pronunciate dalla vittima al pronto soccorso. La giovane, che stava morendo, ha più volte ripetuto: ''Lui non voleva farlo... Sono caduta mentre scappavo e non se n'Š accorto''. ''L'innocenza di Giuliano - ha proseguito Mileti - era chiara fin dall'inizio. Basti pensare che dopo appena sei mesi di arresti domiciliari, la Cassazione ne ha disposto la reimmissione in libertà. Nel corso di questo processo, invece, si è cercato di fornire un'immagine distorta della personalità del giovane''. Alla lettura della sentenza la madre della vittima, Pompea Rizzi, è andata via in lacrime. L'imputato, invece, si era già allontanato. ''A questo punto - ha commentato il fratello di Stella - vuol dire che la vita di una ragazza non vale alcunché''. E ha aggiunto: ''Non c'è giustizia. E' concesso fare tutto. La conclusione di questa vicenda è sconvolgente''. ''Sconcertante'', hanno aggiunto i legali di parte civile. E i pubblici ministeri hanno annunciato di voler conoscere le motivazioni della sentenza per poi proporre appello. Abbracci e strette di mano, invece, tra i difensori.
Condividi su:

Seguici su Facebook