Sono centinaia le pratiche di risarcimento danni ferme negli uffici comunali. Sono state presentate da quei cittadini che, loro malgrado, sono incappati nelle buche presenti lungo le strade urbane e periferiche riportando lesioni. Chiedono di essere risarciti, ma i tempi di attesa si profilano piuttosto lunghi.
Il nucleo gestione sinistri che l’amministrazione comunale ha istituito lo scorso mese di ottobre per far fronte a quelle richieste che non superano i 20mila euro di rimborso non è mai decollato. Così le pratiche si accumulano con buona pace di chi, oltre a contusioni e fratture, ha dovuto affrontare anche spese sanitarie di tutto rispetto. Basti pensare che ogni anno sono all’incirca 160 i cittadini che denunciano sinistri, il 90% dei quali riferibili a cadute lungo le strade o a danni subiti dagli autoveicoli per la cattiva manutenzione delle arterie urbane e periferiche.
Il nuovo organismo, che fa capo all’avvocatura comunale, non è operativo per mancanza di personale.
È stato anche indetto un bando per il reclutamento dei consulenti: un medico legale per la valutazione e la quantificazione delle lesioni fisiche denunciate dai richiedenti e un perito tecnico-assicurativo per la valutazione dei danni materiali subiti dai mezzi. È rimasto tutto sulla carta, mentre le richieste di risarcimento aumentano in maniera esponenziale, di pari passo, alle tante buche lungo le arterie cittadine.
Le strade “groviera” sono diventate una vera emergenza. È dell’altro giorno l’ennesima caduta in una buca di via del Porto, costata a una quarantenne di Vasto la lussazione di una spalla e la lesione dei legamenti del ginocchio.
«È inammissibile che tanti cittadini, dopo aver subito danni, anche gravi, per le strade dissestate debbano aspettare tempi biblici per essere risarciti», commenta Davide D’Alessandro, consigliere comunale indipendente, «le richieste di risarcimento non possono giacere in eterno negli uffici. È apprezzabile che l’ente abbia creato un nucleo gestione sinistri, ma se non lo si rende immediatamente operativo se ne svilisce l’importanza fino ad annullarne gli effetti».