L’allarme nella riserva naturale di Punta Aderci è scattato l'altra mattina, quando alcuni cittadini hanno notato la strana colorazione del torrente Apricino. Il fiumiciattolo, non nuovo a fenomeni di inquinamento, è diventato di colpo marrone. Si sospettano sversamenti di acque reflue dei frantoi.
I primi ad arrivare sul posto sono stati gli operatori della Cogecstre, la cooperativa di Penne che gestisce il parco costiero, meta ogni estate di migliaia di visitatori provenienti non solo dall’Abruzzo, ma anche dal Nord. «L’inquinamento non è grave come quello che si è verificato quattro anni fa, ma è comunque preoccupante», spiega Stefano Taglioli che insieme ad Alessia Felizzi si occupa della riserva, «si tratta, con ogni probabilità , di acque reflue provenienti dai frantoi. Sono episodi che non vanno sottovalutati. Abbiamo subito avvisato l'Ufficio Circondariale Marittimo».
Sul posto anche l’assessore Anna Suriani che, dopo aver constatato le condizioni del torrente, ha sollecitato una serie di controlli da parte della Polizia Municipale. Ma non sarà facile risalire agli autori. «Azioni del genere, che denotano l’assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente e per un territorio protetto, non fanno altro che vanificare tutti gli sforzi fatti finora e finalizzati alla valorizzazione del parco costiero», commenta la delegata all’Ambiente, «e pensare che proprio nei giorni scorsi ho convocato una riunione in Comune con gli agricoltori per discutere insieme a loro della possibilità di attingere ai fondi dalla Unione Europea per una serie di interventi di riqualificazione naturale».
Il torrente Apricino non è nuovo a fenomeni del genere. Il corso d’acqua dove per tutta l’estate è stato apposto un divieto di balneazione per la presenza di batteri coliformi molto al di sopra dei limiti di legge imputabili ad un momentaneo mal funzionamento del depuratore del carcere, è finito nel mirino degli inquinatori anche quattro anni fa. In quella occasione i controlli accertarono che la causa era da ricondurre allo sversamento di acque provenienti dai frantoi, reflui che andrebbero smaltiti in modo diverso nel rispetto dell’ambiente. A preoccupare non è solo l’inquinamento del corso d’acqua, ma anche i ricorrenti fenomeni di vandalismo facilitati dalla oggettiva difficoltà di tenere sotto controllo un’area protetta estesa 285 ettari. All’interno della riserva, lungo il costone che porta al promontorio di Punta Aderci, sono stati asportati i cartelli installati un anno fa dopo alcuni crolli. I massi caduti da una parete rocciosa hanno spinto Comune e Guardia costiera ad interdire la circolazione delle auto con delle ordinanze. Sono state sistemate delle transenne per ragioni di incolumità pubblica e installata la relativa cartellonistica. La zona dovrebbe essere off limits per evidenti ragioni di tutela, ma la segnaletica è spesso oggetto di raid vandalici.
«I cartelli che segnalano il pericolo di crollo vengono distrutti periodicamente», racconta Taglioli, «ora li abbiamo ripristinati con la speranza che non vengano rimossi di nuovo». In passato i vandali hanno preso di mira le staccionate di legno, i cartelli turistici e perfino la flora protetta.