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Sanità a Vasto e un ospedale 'al confino più che di confine'

Delegazione del Pd regionale al 'San Pio da Pietrelcina' a confronto con medici e operatori del settore

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“Un ospedale al confino, più che di confine”: la battuta di un operatore sanitario rende l’idea del contesto in cui maturato, questa mattina, l’incontro di una delegazione del Partito Democratico regionale all’ospedale ‘San Pio da Pietrelcina’ di Vasto, nell’ambito di una serie di tappe nei nosocomi di tutto Abruzzo.

 

Il tutto per comprendere più da vicino esigenze e problematiche di un settore vitale per l’elaborazione di quello che dovrà essere il prossimo piano sanitario in Abruzzo. Tra i presenti il capogruppo alla Regione Camillo D’Alessandro, il segretario regionale Silvio Paolucci ed il consigliere regionale Claudio Ruffini, accolti dal segretario cittadino vastese e dal suo vice, Antonio Del Casale e Nicola Della Gatta, dal presidente del Consiglio comunale Giuseppe Forte, dall’assessore Lina Marchesani e dai consiglieri Domenico Molino e Maria Amato, nella doppia veste di rappresentante politico ed operatore sanitario, così come il vice sindaco e medico Antonio Spadaccini.

 

Il confronto non è mancato con alcuni medici e parte del personale, con anche l’effettuazione di una visita in alcuni dei reparti del ‘San Pio’ dove maggiormente si notano i segni del tempo e di una struttura che appare tutt’altro che all'avanguardia, per niente in regola con quei criteri di antisismicità, antincendio, sicurezza sul lavoro e tutela della privacy che dovrebbero caratterizzare, di base, un ospedale, luogo di cura per eccellenza della persona. Il segretario Del Casale, in apertura di incontro, ha fatto riferimento a recenti dichiarazioni del presidente della Regione Gianni Chiodi che parlava della disponibilità di una somma di circa 15 milioni di euro per gli ospedali del territorio provinciale. “Non si parla più di nuovo ospedale? Che fine ha fatto il progetto?” Dalla voce di alcuni medici, poi, la delegazione regionale del Pd ha preso nota di un malessere diffuso, legato principalmente ad una struttura che non appare in grado di garantire un’assistenza adeguata ad un territorio vasto e complesso e, soprattutto, di rappresentare quel presidio in grado anche, con la valorizzazione di alcune unità operative, di ‘catturare’ pazienti di altri comprensori e di altre regioni. E tutto questo, in particolare, per effetto di scelte di politica aziendale che, specialmente dopo l’accorpamento della Asl Lanciano-Vasto con Chieti, concentrano proprio nel capoluogo e nell’università le maggiori risorse disponibili.

 

Sottolineate pure le perdite di qualità di alcuni reparti che da unità complesse sono diventate semplici, i rischi di ridimensionamento per altre divisioni, l’inadeguatezza della rete dell’emergenza e la carenza di personale.

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