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La crisi miete aziende: nel 2010 'morte' 2.835 attività nella provincia di Chieti

Il dato evidenziato da un'indagine di Unioncamere

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La crescita è stata prossima allo zero. Quel +0.05%, infatti, la dice lunga su una crisi economica che, nella provincia di Chieti, ancora non va via. Una crisi che è attestata anche dal numero delle aziende 'morte' che, solo nel teatino, territorio che comprende diversi comuni, anche di grandi dimensioni, e diversi agglomerati industriali, ha toccato il numero di 2835 unità 'decedute'. Dati, quelli raccolti da un'indagine di Unioncamere, che la dicono lunga della situazione che si sta venendo a determinare nella provincia. Sono, però, dati sui quali vuole gettare un velo di positività il presidente della Camera di Commercio di Chieti, Silvio Di Lorenzo. "La tenuta del tessuto provinciale in un periodo difficile per l’economia – commenta il presidente della Camera di Commercio di Chieti Silvio Di Lorenzo – dimostra una certa maturità del sistema imprenditoriale locale, che ha risentito della crisi soprattutto a livello di grandi imprese più influenzate da dinamiche internazionali. Riguardo ai singoli settori – continua Di Lorenzo – non deve apparire preoccupante il trend decennale negativo dell’agricoltura, se pensiamo alla necessità della ristrutturazione del settore composto da piccolissime aziende spesso alle prese con il passaggio generazionale, che devono confrontarsi con le nuove normative europee e soprattutto con una ridotta redditività e con la maggiore competitività sui mercati. Lo stesso dicasi per il settore commerciale, una tendenza che vogliamo invertire con i progetti di marketing urbani nei centri storici che abbiamo avviato lo scorso anno". E dall'indagine condotta da Unioncamere è venuto fuori che il settore agricolo è quello che nel corso del 2010 ha segnato la più netta riduzione delle unità produttive (-588 il saldo tra iscrizioni e cessazioni, in termini relativi –3,7%), seguito da quello commerciale (-98 unità, -1%) e da quello manifatturiero (-86 unità, -2%). Tra le attività dei servizi, si rileva l’andamento negativo delle attività di trasporto e magazzinaggio (-30 unità, -3,2%) e di quelle finanziarie e assicurative (-21 unità, -2,9%). Di segno positivo è invece il risultato del settore delle costruzioni che chiude il 2010 con un saldo positivo di 11 unità, pari ad un tasso di crescita del +0,2%. Si rileva, inoltre, che la maggior parte del saldo nati-mortalità (+852 unità) è determinata dal settore delle imprese non classificate, cioè quelle per le quali non è stata ancora dichiarata l’attività prevalente. L’andamento dell’artigianato, settore trasversale a tutti gli altri comparti e che rappresenta il 21,5% del totale delle imprese, registra un calo dello 0,6% (-58 unità). Passando all’esame della composizione del tessuto economico provinciale si rileva che i settori predominanti sono l’agricoltura, caccia e silvicoltura, che racchiude il 32,2% delle imprese, il commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazioni autoveicoli e motocicli (20,7%), le costruzioni (12,1%) ed il manifatturiero (9,1%). Più contenuta invece, rispetto al totale delle imprese registrate, la presenza di imprese operanti nei servizi di alloggio e ristorazione (5,3%), noleggio, agenzie di viaggio, servizi supporto alle imprese (2,1%), attività professionali, scientifiche e tecniche (1,8%) e attività finanziarie e assicurative (1,5 %).
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