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RECINZIONI ALLA MARINA, IL TAR ANNULLA LE ORDINANZE DI ABBATTIMENTO A DUE LIDI AL CENTRO DI VASTO MARINA

Del Prete: 'Braccio di ferro che si poteva evitare'. Menna (Udc): 'Severa lezione per il Comune'

a cura della redazione
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La sezione di Pescara del Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale, con propria sentenza, ha revocato le ordinanze di demolizione delle recinzioni notificate dal Comune di Vasto nel 2008 agli stabilimenti balneari ‘La Bussola’ e ‘Lido del Sole‘, al centro di Vasto Marina. Questo perché, per i giudici amministrativi, non erano riscontrabili abusi nella sistemazione delle recinzioni e “sono fatti salvi i sistemi di protezione esistenti e autorizzati prima dell’entrata in vigore del piano del demanio marittimo regionale”. Il provvedimento del Tar è stato notificato al Comune nei giorni scorsi, prima dell’ultimo Consiglio comunale nel corso del quale sono state approvate le modifiche al Piano Spiaggia. “Il provvedimento - commenta Nicola Del Prete, coordinatore provinciale di Alleanza per l’Italia - non è stato reso noto dal sindaco. Alla luce della sentenza del Tar e per gli effetti che ne sono scaturiti, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto rendere noto i contenuti ai consiglieri comunali prima dell’approvazione della variante al piano del demanio marittimo comunale. Ed invece Lapenna ha preferito non dire nulla, procedendo all’approvazione di un piano che per la parte riguardante le recinzioni è in contrasto con la recente sentenza del Tar”. Per Del Prete la questione assume un risvolto politico di notevole importanza. “Sulla necessità che i cittadini possano accedere in spiaggia senza dover chiedere permesso ai gestori degli stabilimenti balneari vi è stato un orientamento unanime delle amministrazioni comunaliu che si sono succedute ma è stato sul metodo che Lapenna e i suoi più incalliti seguaci si sono distinti. La loro posizione era di andare allo scontro frontale con i balneatori. Era invece il caso di aprire un dialogo con i balneatori ed assieme a loro trovare una soluzione che garantisse la libera e continua fruizione dell’arenile da parte dei cittadini e la tutela dei lidi con accorgimenti da concordare. Un braccio di ferro che si poteva evitare con un po’ di buon senso”. Il Comune ha preannunciato ricorso al Consiglio di Stato. IL COMMENTO DI MENNA (UDC) - "Il Comune di Vasto ha ricevuto una severa lezione dal Tar Abruzzo", commenta il consigliere regionale dell'Udc Antonio Menna parlando di “sentenza esemplare che ha clamorosamente fiaccato l’arrogante indirizzo dell’attuale maggioranza, confermando, invece, la bontà delle scelte compiute dalla Regione su proposta del gruppo Udc. Il provvedimento, infatti, disponendo il diritto acquisito dei concessionari a mantenere le recinzioni esistenti e autorizzate antecedentemente al Piano demaniale marittimo regionale, obbliga di fatto il Comune di Vasto a modificare i titoli concessori rinnovati, consentendo il mantenimento delle recinzioni e a disporre la revoca delle relative ordinanze di demolizione. La sentenza del Tar fa emergere dei seri interrogativi politici, che inchiodano l’amministrazione comunale Lapenna-Forte alle responsabilità di una gestione che ha mortificato le aspettative di sviluppo della classe imprenditoriale della città e in particolare di quella turistica. Ci chiediamo - aggiunge - se in questa vicenda sia stato correttamente esercitato il potere autoritativo da parte dell’amministrazione comunale o se, invece, in barba ai principi di trasparenza, imparzialità e ragionevolezza, ci sia stato un pericoloso e grave sviamento nell’agire amministrativo, non usando gli stessi mezzi repressivi per tutti. Forse il sindaco di Vasto è convinto che in città esistano figli prediletti e figli di un dio minore. L’amministrazione Lapenna - conclude Menna - deve altresì chiarire alla cittadinanza se sia stato ragionevole e giusto, in questa vicenda, impegnare risorse pubbliche per soddisfare una miope scelta ideologica della giunta comunale, che al vaglio del Tar ha mostrato, come era prevedibile, gravi lacune di legittimità, con conseguente inutile spreco di risorse economiche”.
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