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DOPO REPUBBLICA ORA IL CORRIERE DELLA SERA: IL BRODETTO SI RITAGLIA SPAZI SULLA STAMPA NAZIONALE

L'articolo di Ronerto Perrone dal titolo "Pesci per peperoni. Il baratto di Vasto"

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C’è sempre un incontro che costruisce il miracolo della grande tradizione della cucina italiana. E ogni incontro ha una storia. Quella de «lu vrudatte» racconta di marinai che salivano dalla Marina con il pesce (di piccolo taglio, perché quello grosso e costoso veniva venduto al mercato) e lo offrivano ai contadini in cambio dei prodotti degli orti. Il brodetto alla vastese era un cosiddetto piatto povero. Forse è un piatto semplice, ma povero no. È gustoso, ricco, un piatto unico. Il pane abbrustolito sarebbe facoltativo, ma io consiglio di usarlo, di immergerlo, di farlo conquistare dai sapori. E consiglio anche un viaggio a Vasto, l’antica Histonium, affascinante in queste sere d’estate con la sua bellissima passeggiata lungo il Belvedere delle Lame da cui lo sguardo può vagare seguendo il Golfo d’Oro che avvia l’ultimo tratto della costa abruzzese. Il centro storico alle spalle è pieno di monumenti e testimonianze di un glorioso passato: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Cattedrale di San Giuseppe, il vecchio Castello Caldoresco e il Palazzo D’Avalos, ora sede del Museo Archeologico e della Pinacoteca. Belle le sue strade, la sua vitalità culturale che si raccoglie attorno alla Nuova Libreria di piazza Barbacani gestita con piglio e affetto per i libri e gli scrittori da Germana Benedetti e dalle sue figlie Emanuela e Anna Laura. E poi c’è Punta Aderci, riserva naturale dal 1998, a tutela del litorale roccioso tra Vasto e Casalbordino. Birdwatching, bagni, immersioni. Però, ora, è il caso di immergerci nel brodetto alla vastese, per cui fondamentali, oltre all’olio extravergine di queste colline, al pesce fresco — secondo tradizione pescato tra Ortona e Vasto — di almeno cinque-sei varietà e al peperoncino piccante, sono le «tijelle» di coccio, tegame di terracotta che mantiene il gusto e lo rilascia per la gioia di chi si siede attorno a un tavolo per avventurarsi in questo piatto che è primo, secondo e contorno. Piatto semplice, ma complesso, che va curato, seguito, secondo regole precise. Perché il risultato sia all’altezza delle aspettative (e della fama), il pesce non va girato, ma assecondato, se così si può dire, con movimenti orizzontali e rotatori del tegame per mescolare e condire ogni elemento alla perfezione. Per accompagnarlo un vino bianco (Pecorino, Cococciola, Trebbiano) o un Cerasuolo di Montepulciano d’Abruzzo, morbido e freschissimo. Detto così, sembra facile. Per non correre rischi mi avvio — non prima di una sosta da Lu Furnarille per una scorta di taralli al vino, mostaccioli, mostaccioli alle mandorle, caggionetti ai ceci, pandolce aragonese alla marmellata di amarene — da Italo Ferri. La trattoria Ferri è nata a Punta Penna proprio quando nacque il porto, ma all’inizio non era così e non era gestita dalla famiglia Ferri. Adesso c’è Italo, ex giocatore dell’Ascoli, con sua moglie Patrizia. Il brodetto non è certo la loro unica specialità e lo si può trovare anche in altri buoni approdi, come Villa Vignola, che è anche una bella residenza sul mare. Comunque sia, Vasto vale il viaggio. Per l’accoglienza, per la cultura, per il paesaggio. Ho detto tutto? Spero di sì (ah, ringrazio Raffaele Cavallo per le dritte), perché adesso mi metto il bavaglione, scoperchio la tijella e per un po’ sarò impegnato.
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