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Giovanni Neri. Il mare e altre storie di pittura

In una insolita, ma suggestiva collocazione, quella del Chiostro del complesso del Carmine, è in corso, fino al 4 agosto, una Personale del maestro di pittura informale bolognese

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Giovanni Neri: la materia, il colore, la mano, l’emozione.
Dalla Presentazione alla Mostra di Giuseppe F. Pollutri

“Seppur ereditato in termini storici e stilistici dai Maestri dell’arte astratta e informale del Novecento, dalla nota "action painting" di j. Pollock, di Willem de Kooning e Franz Kline, dalla pittura specificatamente materica di J. Dubuffet e J. Fautrier, dell’italiano A. Burri e del catalano A. Tàpies, dalla pittura letteralmente impressionista di Mark Rotko, in Giovanni Neri il gesto creativo innervato sulla materia, che per tale azione si fa forma e immagine, appare istintivo se non in certa misura innato. Stesure pigmentali le sue che nascono e poi si mostrano per improvvise accensioni, oggettivazioni hic et nunc di un’idea visiva e cromatica del proprio immediato vissuto.

 […]
Nelle sue ‘figurazioni’ pittoriche in mostra a Vasto si evidenzia una versatilità immaginifica che trae alimento dagli spazio-ambiente che lui ama e predilige. Nella sua ‘invenzione’ astratto-figurativa c’è l’habitat di natura in cui periodicamente dimora. Nel suo “landscape” mentale e pittorico c’è la presenza della terra friabile e accidentata dei calanchi, presenti nelle “terre incolte” della sua nativa Valsamoggia (BO). Con evidenza motivano il “dripping” mimetico e dialettico di Neri nel porre mano ai pigmenti cromatici, di volta in volta scelti e ‘gettati’, per dare visibilità conoscitiva e contemplativa ai suoi ri-quadri. In essi, la materia ha accostamenti improvvisi e istintivi, assume luci insospettate, dispiega la vita formale latente che il gesto e la mano dell'uomo d'arte rileva per sé e propone agli altri. Ci sono le vedute della campagna romana che ama periodicamente ‘abitare’, osservata e fatta propria dove la natura associa l’orrido delle forre tufacee, della vegetazione spontanea a quella frutto di antropizzazione del suolo.

C’è in esso, soprattutto, al sempre mutevole limite delle sue sabbie chiare, della scogliera intervallata da appartate calette ciottolose, l’incantevole mare di Vasto: una fluida distesa acquea talora agitata dal vento di maestro o dal caldo ‘garbino’, ma in genere, al riparo delle correnti da nord, pressoché lagunare, che spesso si fonde e confonde con il respiro del cielo soprastante e adiacente. Questo definito “luogo dell’anima”, per il bolognese è una scoperta di alcuni decenni fa, divenuta proficua e amata fonte d’ispirazione, prezioso elemento di luce, colore, emozione, per l’uomo che in esso trova la sua pace interiore, e continua motivazione per la sua ispirata pittura.

[…]
In tale sua produzione si configura un sempre valido modo di dare colore (e connesso valore semiotico, figurativo comunque) al substrato pittorico scelto, per renderla frammento visivo godibile all’intelletto e alla vista.”

In serata (ore 19,00), dimostrazione di pittura estemporanea su note delle “Quattro Stagioni” di Vivaldi.

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