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Energia e ambientalismo

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3° punto fermo: Al 31_12_2000 tutto il sistema produttivo elettrico in Italia, rispetto alle fonti primarie, era così strutturato : Termoelettrico 54.400 MW pari al 71,79% Idroelettrico 20.480 MW pari al 27,03% Geotermico 495 MW pari al 0,65% Eolico 400 MW pari al 0,53%. La lettura di questi semplici dati rende perfettamente l'idea di quanto possa essere difficile modificare, in tempi brevi, la struttura della produzione dell'energia elettrica in Italia. Naturalmente intendo modifiche che vadano in direzione di una maggiore economicità, di un più alto rendimento degli impianti e di più elevati standard di carattere ambientale. Le cifre stesse ci dimostrano che l'unico settore dove vi siano margini concreti di intervento, con risultati che possano essere realmente significativi, è quella termoelettrica, che ha un peso preponderante sul totale. Ciò per alcune ragioni molto evidenti. Nel settore idroelettrico c'è poco da fare, non perché non vi siano più risorse utilizzabili, ma perché in tale direzione, dato per scontato che la politica di liberalizzazione del settore continui e non vi siano percorsi a ritroso verso una rinazionalizzazione, i costi sono tali che nessun imprenditore investirebbe in un settore nel quale i tempi di ammortamento degli investimenti sono finanziariamente insostenibili, i costi di gestione alti e i tempi di realizzazione degli impianti di molti anni. Poi non è mica detto che superare le prevedibili resistenze ambientaliste per una diga sia più facile che per una centrale turbogas, a carbone o nucleare. Nel caso della geotermia il discorso è chiuso in partenza. Le uniche risorse geotermiche italiane economicamente sfruttabili sono solo quelle toscane di Larderello e se anche si riuscisse a utilizzare tutte le residue potenzialità, non sposteremmo di granchè il bilancio complessivo. Per l' eolico e il solare vale lo stesso discorso che per il geotermico, con qualche dettaglio più specifico. Non è un mistero che tantissimi cittadini (ambientalisti e non) e diverse amministrazioni locali, dopo gli entusiasmi iniziali, non vedono più con molto favore il continuo proliferare di pali eolici per le nostre colline e, ad onor del vero, non è che siano uno spettacolo imperdibile. In effetti l'impatto ambientale che questi determinano, rispetto all'energia producibile, è sproporzionato. Insomma, se volessimo veramente produrre quote significative di energia dall'eolico e dal solare, dovremmo riempire mezza Italia di pali, eliche e pannelli solari. Qualcuno se la sentirebbe veramente di propugnare una simile politica? E siamo proprio sicuri che le popolazioni interessate condividerebbero? Altro è se (più correttamente) concepissimo l'eolico e il solare, ma anche tutte le altre rinnovabili, per quello che realmente sono, cioè: fonti integrative di quelle cosiddette tradizionali. In tal caso non c'è dubbio che l'eolico, il solare e tutte le altre rinnovabili, vadano incoraggiati e sostenuti, anche finanziariamente.        
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