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POLVERI SOTTILI E OZONO, LA CITTA' CHE UCCIDE

Preoccupante studio di un architetto di Chieti

a cura della redazione
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Morire per l'aria inquinata delle città: se ne parla poco, ma da recenti studi è evidente che l'incidenza di decessi per la scarsa qualità dell'aria delle nostre città non è ininfluente. Ecco lo studio presentato dall'architetto Mauro Latini di Chieti, per il prgetto ''Rete province 21''. Tra il 2002 e il 2004, una media di 8220 morti l'anno sono dovute agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 μg/m3, il che equivale al 9% della mortalità negli over 30 per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali. Ovvero morti per cancro ai polmoni, ictus o infarto: è quanto emerso dal Seminario di Sanità Pubblica su inquinamento atmosferico, traffico urbano ed effetti sulla salute. In tale contesto è stato presentato un nuovo studio Impatto sanitario del PM10 e dell'ozono in 13 città italiane condotto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Ufficio Regionale per l'Europa per conto dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi tecnici (Apat)''. Una porzione d'Italia sotto osservazione, 13 città con oltre 200 000 abitanti (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo) per un totale di circa 9 milioni di persone pari al 16% della popolazione nazionale è stata posta sotto la lente d'ingrandimento dell'indagine. Lo studio stima le morti e le malattie dovute al PM10 e all'ozono evidenziando così le implicazioni di possibili politiche che assicurino alle città aria pulita di qualità. «L'impatto sanitario del PM e dell'ozono rappresenta un problema di sanità pubblica considerevole» ha affermato Roberto Bertollini, Direttore salute ed Ambiente OMS Europa. «Continuiamo a sopportare un pesante fardello su individui e famiglie, con morti premature e malattie croniche ed acute; sulle nostre società, con la diminuzione dell'attesa di vita e della capacità produttiva; ed infine sui sistemi sanitari in termini di costi di migliaia di ricoveri ospedalieri». IL TRASPORTO URBANO Il Rapporto APAT sulla Qualità dell'Ambiente Urbano evidenzia come il PM10 emesso dal trasporto su strada rappresenta la principale fonte di emissione di articolato nelle aree metropolitane italiane. «Se a questo si aggiunge», ha spiegato Giorgio Cesari, direttore generale dell'Apat, «che i trasporti su strada sono anche responsabili delle maggiori quote di precursori di articolato secondario, quali ossidi di azoto e composti organici volatili, si capisce l'importanza di efficaci politiche per la riduzione delle emissioni da traffico nelle aree urbane». Alla presentazione dello Studio ha partecipato anche il neo Ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio Alfonso Pecoraio Scanio, il quale ha fatto rilevare come lo studio presentato non rileva cose nuove ma conferma la situazione di allarme già avvertita dai cittadini. Il ministro ha poi posto in evidenza come «la grave situazione in materia di predisposizione dei Piani di Risanamento della Qualità dell'Aria, ove solo 6 regioni hanno presentato alla Commissione europea tali piani e di queste 6 solo 2 hanno ottenuto l'avallo della Commissione. Il tutto con grave danno per l'Italia che in una situazione di grave crisi economica dovrà fronteggiare anche l'onere di sanzioni economiche per il mancato rispetto delle direttive Europee». Bruno Agricola, del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, direzione generale Salvaguardia Ambientale, ha ricordato come il mancato adempimento della redazione dei Piani di Risanamento della qualità dell'Aria «non comporta solo un'inadempienza amministrativa ma anche un reato penale dovuto al mancato rispetto di un diritto costituzionale qual è il diritto alla salute dei cittadini». I DANNI SULLA SALUTE La sessione degli interventi è stata conclusa da Andrea Poggi, dell'Arpa Toscana, il quale ha illustrato i risultati del caso studio di Firenze del progetto Hearts (Health effects and risk of transport systems) un progetto triennale e multi-partners promosso dall'OMS e finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del 5° Programma Quadro. I nuovi risultati indicano che l'impatto sanitario è considerevole e sono in linea con quelli ottenuti in valutazioni simili in altre parti d'Europa. Si riferiscono in particolare alla mortalità per effetti a lungo termine attribuibile alle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 μg/m3, limite che la direttiva comunitaria 99/30/Ec ha indicato per il 2010, anche proposto dalle linee guida sulla qualità dell'aria dell'OMS appena revisionate. Tra il 2002 e il 2004, una media di 8220 morti l'anno sono dovute agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 μg/m3, il che equivale al 9% della mortalità negli over 30 per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali. Le nuove conoscenze disponibili sugli effetti sanitari del PM10 consentono di scomporre l'impatto della mortalità per gli effetti cronici oltre i 20 ng/m3 in cancro al polmone (742 casi/anno), infarto (2562), ictus (329). Anche per le malattie i numeri sono elevati ed includono bronchiti, asma, sintomi respiratori in bambini e adulti, ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie che determinano perdita di giorni di lavoro.
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