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AUGURI SAN DINO!

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Se oggi vedete un bimbo che fa il portiere in una partitella tra amici e gli chiedete chi sia il suo modello, con molta probabilità vi risponderà Buffon, o Abbiati, o Julio Cesar, a seconda della sua fede calcistica; ma se aveste fatto la stessa domanda a un bambino degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, lui avrebbe fatto un solo nome, senza esitazione: Dino Zoff. Per almeno due generazioni di italiani, lui ha rappresentato un'icona storica del calcio nostrano, il simbolo della Juventus e della Nazionale, l'esempio del grande sportivo e dell'atleta esemplare. Eppure, la grande carriera del portiere friulano non è iniziata sotto le luci dei riflettori o tra grandi aspettative: cresciuto nella Marianese, squadra della sua città, Zoff a 14 anni viene scartato da alcuni grandi club durante i provini perché ritenuto troppo basso, e solo l'ulteriore crescita oltre il metro e ottanta e il duro lavoro gli consentono di guadagnarsi il primo contratto da professionista con l'Udinese. L'esordio in serie A, nel 1961, non è dei migliori, prende 5 gol dalla Fiorentina, e durante la stagione gioca solo 4 partite, mentre la squadra a fine campionato retrocede; un inizio non proprio incoraggiante, ma il ventenne Dino non si scoraggia, continua a lavorare e a migliorare la sua tecnica, e dopo un anno da titolare in serie B viene acquistato dal Mantova, squadra famosa col soprannome di Piccolo Brasile per il gioco spumeggiante che mette in mostra. La carriera del portierone inizia con i virgiliani, con cui mostra subito un ottimo livello, prosegue in seguito a Napoli, fino ad arrivare alla definitiva consacrazione con la Juventus, di cui difende la porta per 11 stagioni consecutive, senza saltare neanche un incontro fino al ritiro nel 1983, alla bellezza di 41 anni; con i bianconeri torinesi Zoff conquista 6 Scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Coppa UEFA, ed entra di diritto negli almanacchi e nella storia del calcio italiano. Il colore che maggiormente si lega alla sua carriera, tuttavia, è l'azzurro della Nazionale: dopo l'esordio nel 1968, Zoff fa parte stabilmente del gruppo azzurro per quindici lunghi anni, prendendo parte a ben quattro Mondiali (di cui tre da titolare) e due Europei, e vestendo dal '77 anche la fascia di capitano; in totale disputa 112 partite, è il primo italiano a superare il traguardo delle 100 presenze in Nazionale, e detiene anche il record mondiale di imbattibilità con ben 1142 consecutivi: dopo il gol dello jugoslavo Vukotic nel settembre 1972, Dino viene nuovamente battuto solo a giugno del 1974 dall'haitiano Sanon, durante lo sfortunato mondiale tedesco. Fresco esordiente, vince l'Europeo in casa nel '68, poi partecipa al Mondiale messicano come riserva di Albertosi, ottenendo un prestigioso secondo posto dietro il Brasile di Pelé; dopo la precoce eliminazione nel '74, è il capitano nella spedizione argentina del '78, in cui gli azzurri si distinguono per il bel gioco ma alla fine si accontentano del quarto posto, e in molti criticano proprio Zoff per i gol presi dalla lunga distanza e lo danno per finito. Lui resta al suo posto, ottiene un altro quarto posto, nel deludente Europeo casalingo, poi nell'82 ottiene finalmente la consacrazione che merita: il Mundial spagnolo incorona l'Italia dopo 44 anni di attesa, e Dino diventa il più anziano campione del Mondo di sempre, con i suoi 40 anni; di quel torneo storico rimangono alla mente l'incredibile parata all'ultimo secondo sul brasiliano Oscar, decisiva per la vittoria e il passaggio del turno, e il portierone che solleva la Coppa al cielo, nella magica notte di Madrid. Una carriera perfetta insomma, con un unico grande rimpianto: la Coppa dei Campioni, sfiorata due volte con la Juve (nel '73 e nell'83) ma mai vinta. Appesi i guanti al chiodo, Zoff intraprende la carriera da allenatore, guida i bianconeri durante un periodo privo di successi, conquista Coppa Italia e Coppa UEFA nel 1990, poi si siede in tre diverse occasioni sulla panchina della Lazio, di cui è anche presidente durante la gestione Cragnotti, e infine vince l'ultima sfida ottenendo la salvezza con la neopromossa Fiorentina nel 2005. La sua esperienza più grande però è alla guida della Nazionale, sulla cui panchina viene chiamato dopo il Mondiale del '98 e in vista dell'Europeo del 2000; nonostante molte critiche, la squadra risponde sul campo raggiungendo la finale, che perde in modo rocambolesco al golden gol, dopo aver subito il pareggio nei minuti di recupero. E' il miglior risultato nella competizione dopo la vittoria del '68, ma le critiche del presidente del Milan Berlusconi su alcuni presunti errori tattici lo offendono e lo convincono a rassegnare le dimissioni, con poche ma decise parole, come ha sempre amato fare lui, non abituato a grandi dichiarazioni davanti alla stampa, ma sicuro e autoritario in campo e nello spogliatoio. Oggi per Zoff è il giorno di un altro grande traguardo, stavolta non sportivo: l'ex portierone azzurro infatti compie 70 anni. Ne sono passati quasi 30 da quell'indimenticabile Mundial 1982, che lo ha reso definitivamente protagonista e gli ha dato l'onore che ha sempre meritato, ma il tempo non ha scalfito la sua immagine di grande portiere e personaggio, di leader carismatico e silenzioso. E' stato a lungo il primatista per presenze in campionato (570 partite, di cui 332 consecutive) e in Nazionale, prima che un altro mito del nostro calcio, Paolo Maldini, lo superasse in entrambi i casi. In molti adesso confrontano lui e il suo erede naturale Buffon, mettono a confronto gli stili e i titoli, cercano un improbabile paragone tra due atleti e due epoche sportive troppo diverse per essere avvicinate. Dino intanto rimane quello di sempre, il personaggio schivo e lontano dai riflettori e dai microfoni, l'uomo semplice che ha fatto del lavoro e dell'impegno i pilastri della sua carriera, come gli ha più volte ripetuto il suo maestro e allenatore Bearzot, friulano come lui; due simboli del nostro calcio, due campioni del Mondo, due emblemi di un momento fantastico, indimenticabile nella nostra storia sportiva. Tanti auguri, San Dino!
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