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AD UN PASSO DALLA META

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Mancava un solo passo, l'ultimo, per realizzare il grande sogno di tanti tra appassionati e neofiti del rugby; l'ostacolo era duro, più di quanto si pensasse, ma le premesse e l'ottimismo hanno lasciato sperare che la vittoria fosse possibile. Invece, purtroppo, ancora una volta l'Italrugby deve incassare un'amara sconfitta, riconoscere di essere cresciuta ma non quanto era necessario per battere quest'Irlanda, che da sempre fa parte del gotha di questo sport ed era già reduce da una grande impresa, avendo battuto anche i fortissimi australiani; per la terza volta consecutiva, dunque, l'ultima partita del girone è fatale agli azzurri, che si ritrovano fuori dal Mondiale e dovranno aspettare altri quattro, lunghi anni prima di avere una nuova chance. Doveva essere la partita della vita, l'ultima occasione per molti protagonisti del rugby azzurro di questi anni per fare la storia e guadagnarsi la storica qualificazione ai quarti di finale; si è trasformata tristemente in una Caporetto, con l'Irlanda che ha preso nettamente in mano la partita fin dal primo tempo, riuscendo nel secondo a concretizzare il suo dominio con tre mete e un grande gioco offensivo, che ha fugato ogni dubbio sulla distanza che ancora separa le due nazionali. Sono mancati i punti forti della nostra squadra, quelli a cui ci si era ancorati da sempre, e che avevano portato moltissimi a sperare e ad essere ottimisti prima del fischio d'inizio. In primis, la mischia italiana, più volte esaltata come una delle migliori del Mondo, ha trovato un avversario durissimo, che ha saputo ridimensionarla, anche a causa dell'uscita per infortunio del pilone Castrogiovanni; la mancanza di questo fondamentale a cui affidarsi ha creato ulteriori difficoltà e insicurezze nella squadra. Inoltre, per l'ennesima volta la difesa si è dimostrata poco efficace, gli azzurri hanno aspettato troppo gli irlandesi prima di placcarli, e non avanzando si sono esposti al loro gioco offensivo, che è stato letale. Infine, il problema più grande è stato nella testa dei giocatori, che si sono fatti condizionare dalle provocazioni e dall'esperienza della squadra avversaria, con qualche colpo proibito di troppo e reazioni che si sono rivelate controproducenti, e non sono riusciti ad esprimersi al massimo, pagando duramente queste mancanze. A tutto questo, vanno aggiunti alcuni difetti cronici dell'Italrugby, come la mancanza di un gioco d'attacco convincente e la preoccupante assenza di un calciatore di alto livello, in grado di dare imprevedibilità e trasformare in punti tutte le punizioni concesse. Il rammarico è ovviamente tanto, ma la Federazione e la squadra saranno sicuramente in grado di voltare pagina e ricominciare presto. Il c.t. sudafricano Nick Mallett, terminato il suo contratto quadriennale, è pronto a lasciare il posto al francese Jacques Brunel, che ha allenato in maniera brillante il Perpignan e potrà portare nuove idee ed entusiasmo; considerando che gli azzurri hanno un'ottima tradizione con i tecnici transalpini (su tutti Georges Coste e Pierre Berbizier) e che la presenza di due squadre in Celtic League sarà fondamentale per la maturazione di una nuova generazione di rugbisti, ci sono le premesse per sperare in un'ulteriore crescita del movimento e della Nazionale. Certo, per molti dei protagonisti di questi ultimi anni, come i vari Perugini, Lo Cicero, Castrogiovanni, Bortolami, Mauro Bergamasco e Masi, questa sarà probabilmente l'ultima apparizione in una Coppa del Mondo, ma i giovani interessanti non mancano, e con la giusta pazienza e applicazione si potranno ottenere nuovi successi e nuove soddisfazioni. Per adesso, l'appuntamento con l'Italrugby è rimandato al prossimo Sei Nazioni, la prima occasione per il nuovo tecnico e per la squadra di dimostrare che la sconfitta di oggi è ancora un punto di partenza, non certo di arrivo.
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