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ANCORA UN'ILLUSIONE...

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Esisteva una volta, nemmeno 10 anni fa, una squadra che sapeva insegnare pallavolo a tutto il mondo, che collezionava trionfi su trionfi, e apriva un ciclo di successi dopo l'altro. Adesso, di quella che veniva chiamata "la generazione dei fenomeni" rimane solo un pallido ricordo, ravvivato qualche volta dai documentari che ogni tanto vengono trasmessi in seconda serata e da quegli ex-giocatori, ora allenatori o commentatori televisivi. I tempi di Velasco e dei suoi ragazzi d'oro, Bernardi, Zorzi, Giani, Lucchetta, Gardini, Vullo, Cantagalli, Tofoli, De Giorgi, sono finiti da un bel pezzo, e non lo scopriamo certamente oggi, alla luce dell'ennesima delusione in World League. I risultati in questa competizione sono uno dei tanti specchi della crisi che sta vivendo il movimento pallavolistico italiano, almeno a livello maschile: dalla prima edizione, nel 1990, l'Italia si è sempre piazzata tra le prime quattro squadre del torneo per ben quindici anni, con 8 vittorie e 13 presenze complessive sul podio; nelle successive sette edizioni della manifestazioni, invece, gli azzurri hanno sempre deluso, non superando mai il girone, e venendo eliminati nella maggior parte delle occasioni già nel turno preliminare. Dopo l'ultimo sussulto nel 2005, con la vittoria dei Campionati Europei disputati in casa, la Nazionale Italiana non ha più ottenuto risultati di rilievo, denotando un'enorme difficoltà nel mantenersi a un buon livello, soffrendo contro squadre più forti e attrezzate, come il Brasile, la Russia, la Serbia o Cuba, e soprattutto mostrando un preoccupante calo per quanto riguarda il cosiddetto "ricambio generazionale", con un'assoluta mancanza di giovani prospetti in grado di riportare in alto la nostra nazionale. Un problema che purtroppo si sta ripetendo nella maggior parte degli sport di squadra italiani, incluso il calcio. I nostri settori giovanili sono in crisi da molti anni, nessuno sembra più investire sui ragazzi italiani, le società più importanti sono piene di stranieri, alcuni di qualità tutt'altro che eccelsa, e soprattutto i continui tagli all'attività sportiva colpiscono sempre più duramente ogni tipo di disciplina, bloccando sul nascere ogni tentativo di ripresa. Basta scorrere il roster dei convocati azzurri per questa World League per rendersi conto di quanto appena detto: pochissimi giocatori con una certa esperienza a livello internazionale, come Lasko e il capitano Savani, e un discreto numero di giovani che ha da poco esordito in azzurro o gioca in club minori, per cui non è abituato a queste manifestazioni così importanti. Il risultato è stato evidente nel girone, con due sconfitte senza appello contro Argentina e Bulgaria e l'unica soddisfazione ai danni della Polonia, padrona di casa e allenata dall'ex Anastasi, con conseguente eliminazione; troppo poco per ritenere positiva questa esperienza, nonostante un girone eliminatorio che aveva riacceso un po' di entusiasmo. Di sicuro, questo deve essere un punto di partenza in vista della prossima stagione, con l'importante Europeo e soprattutto le Olimpiadi di Londra. La strada da percorrere è ancora tanta, e la pazienza e il lavoro non dovranno mancare a mister Berruto, ma più di ogni altra cosa sarà necessario il sostegno della federazione e dei club, con maggiori possibilità per i giocatori italiani di "assaggiare il campo" e acquisire la giusta esperienza. Con idee lungimiranti e una maggiore programmazione, forse, sentiremo un nuovo telecronista, come Jacopo Volpi ai tempi della generazione dei fenomeni, gridare esultante: "Campioni del Mondo! Sul tetto del Mondo!"
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