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DUE LAMPI NEL BUIO

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Il day-after del primo confronto di Champions tra Real e Barcellona porta con sé una domanda: cosa sarebbe successo senza quel rosso severo a Pepe? Ovviamente non esiste una risposta, ma di sicuro avremmo visto una partita diversa, probabilmente sulla falsariga di quella che era stata per 60 minuti: un match di calci e tensione, piuttosto che di calcio. Sì, perché fino a quell'episodio la gestione di Mourinho sembrava quella giusta, forse l'unica possibile contro una formazione che gioca in modo magnifico: tanto pressing, squadra cortissima, tutti dietro la linea del pallone ad attendere l'errore dell'avversario e a ripartire con i contropiede; l'ormai celebre "manita" del resto aveva insegnato a tutti che provare a giocarsela contro il Barça poteva essere un suicidio. Il pareggio della Liga e la vittoria in Copa del Rey gli avevano dato ragione, e in molti avevano cominciato a pensare a Mou come al favorito anche in questa doppia sfida di Champions. La partita in sé non aveva dato indicazioni in merito, ma dopo l'espulsione ha inesorabilmente sorriso ai blaugrana, condannando il Madrid a una nuova, cocente delusione, e spegnendo forse i suoi sogni di gloria europea. Già, l'espulsione: si potrebbe stare per ore davanti alla moviola per capire l'entità del fallo di Pepe e si può criticare l'operato di Stark e del suo assistente per aver preso una decisione severa che ha indubbiamente indirizzato la gara. Ma è anche evidente che quando giochi una partita mettendola sul contatto e sull'intimidazione, con entrate dure e spesso al limite, il rischio di andare oltre e venire penalizzato dall'arbitro c'è. Il Real si è lamentato di giocare sempre in 10 contro gli odiati rivali, ma in quelle occasioni i rossi erano stati molto più netti, sia per gioco duro (Ramos) che per fallo da ultimo uomo (Albiol). Certo, il comportamento di alcuni giocatori del Barça, che accentuavano e esasperavano ogni contatto (su tutti Busquets, non nuovo a questi comportamenti...), non è stato bello da vedere, e il clima generale di tensione e astio che si è creato tra queste due squadre e i rispettivi allenatori non è stato un buon biglietto da visita per il calcio; uno spettacolo indegno delle grandi premesse che accompagnavano questa partita, una prassi che troppo spesso si ripete nelle occasioni importanti, quando la paura di perdere soffoca la bellezza del gioco del pallone. E allora, da amante di questo sport, mi consolo alla vista di colui che è riconosciuto, ormai unanimemente, come l'unico e vero erede di Maradona: Leo Messi. Due reti, due lampi di classe nel buio di questa partita tattica e noiosa, il secondo dopo una splendida azione in velocità a saltare tutta la difesa avversaria. A 23 anni ha già vinto tutto con il suo club ed è entrato di diritto nella ristretta lista dei fenomeni del calcio, tanto che qualcuno ha iniziato a dire che la Pulce è persino superiore a Diego; paragoni come sempre impossibili da fare, come quelli tra il Pibe e il rivale di sempre, Pelè, per mille motivazioni, ma di sicuro Leo è il giocatore più forte in questo momento e può scrivere pagine importanti nella storia di questo sport. Molto probabilmente non avremmo visto questa nuova prodezza senza l'espulsione; può essere questa la vera consolazione per chi da sempre preferisce il Calcio ai calci...
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