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UN PEPITO D'ORO

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Alla vigilia dell'andata dei quarti di finale delle due competizioni europee per club, Champions e Europa League, a rappresentare l'Italia non si presentava solo l'Inter: c'erano anche un allenatore affermato, Sir Carletto Ancelotti, e un giovane che da tempo rappresenta il futuro del nostro calcio, Giuseppe Rossi. Anche alla luce dei risultati, che hanno visto i nerazzurri duramente sconfitti in casa dallo Schalke e il Chelsea ugualmente battuto a domicilio dal Manchester, vorrei concentrare l'attenzione sul brillante attaccante del Villarreal, che tanto per cambiare anche ieri è andato a segno.  Di Giuseppe Rossi, ribattezzato Pepito dal compianto c.t. dell'Italia Mundial del 1982 Enzo Bearzot (uno che di "Rossi" se ne intende, come ben sappiamo!), si parla da quando aveva soltanto 18 anni e militava nel Manchester United, che lo aveva acquistato un anno prima dal Parma. Proprio quella emiliana è la squadra che ha il merito di averlo riportato in serie A, anche se solo per 6 mesi, e aver fatto conoscere a tutti il suo grande talento: in mezza stagione, appena ventenne, Pepito segnò 9 reti e fu determinante con le sue prestazioni per portare alla salvezza un team che tutti davano per spacciato. Da quel momento, il calcio italiano lo ha da sempre indicato come una delle sue grandi stelle per il futuro, con grande orgoglio tra l'altro per noi abruzzesi (lui è nato nel New Jersey, ma il papà era di Fraine), ma quando si è trattato di fare il passo decisivo e acquistarlo, tutte le grandi si sono tirate indietro. Così il Manchester di Ferguson, proprietario del suo cartellino, lo ha ceduto agli spagnoli del Villarreal per 11 milioni di euro, una cifra che forse non era così proibitiva se consideriamo alcuni degli acquisti di quell'estate: Chivu e Suazo, pagati entrambi 13 milioni dall'Inter, Tiago Mendes, anche lui acquistato per 13 milioni dalla Juve, e Iaquinta, preso sempre dai bianconeri allo stesso prezzo di Pepito. Probabilmente su questa scelta delle grandi d'Italia influirono l'età del ragazzo e la mentalità del nostro movimento calcistico, che da sempre fatica a inserire questi giovani e a dar loro una maglia da titolare; stessa storia in Nazionale, perché dopo qualificazioni e Confederation da protagonista Rossi non è stato convocato per il disastroso Mondiale Sudafricano. Dal canto suo, il giocatore non sembra avere eccessivi rimpianti per il suo trasferimento in Spagna: è da sempre titolare nel Submarino Amarillo, squadra di una città non molto grande (50.000 abitanti) ma fortemente legata allo sport, che negli ultimi anni ha sempre fatto bene sia in campionato che nelle coppe europee. Ulteriore dimostrazione del suo ottimo rapporto con il club spagnolo, il recente prolungamento di contratto fino al 2016, quando Pepito avrà già compiuto 29 anni. Concentrandoci sul presente, possiamo affermare che questa è già la miglior stagione di Rossi: 27 reti all'attivo, ben 9 nell'Europa League, e il ritorno al gol in Nazionale dopo quasi due anni; il tutto a soli 24 anni, niente male davvero. Mi auguro dunque che, in questa stagione avara di soddisfazioni europee, Pepito possa continuare a tenere alto il nome dell'Italia calcistica e, in futuro, regalare altre gioie a noi tifosi con la maglia azzurra: dopo Pablito nel 1982, sarebbe fantastico tornare in cima al mondo con un altro Rossi...
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