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L’equinozio di primavera: 20 marzo 2023 alle ore 22:24

Proprio stasera cade l'equinozio di primavera, scopriamo insieme l'antichissimo mito di Persefone

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Sono anni ormai (precisamente dal 2007) che l’equinozio di Primavera cade il 20 marzo e non, com’è convenzione pensare, il 21. 

In astronomia, per equinozio si intende “Ciascuno dei due punti d'incontro dell'eclittica con il piano dell'equatore celeste, e anche ciascuno degli istanti in cui il Sole, percorrendo annualmente l'eclittica, passa per essi” (Treccani). Dunque, è il momento nel quale il Sole è allo zenit dell’equatore e i suoi raggi cadono perpendicolari all’asse di rotazione terrestre. Ciò avviene due volte l’anno, rispettivamente all’inizio della primavera e all’inizio dell’autunno. 

Perchè c’è una incongruenza tra la convenzione delle date di solstizi ed equinozi e le date effettive nelle quali questi fenomeni astronomici si verificano? Questa incongruenza è dovuta al fatto che l’anno secondo il calendario gregoriano è composto di 365 giorni, ma il moto di rivoluzione terrestre (cioè il giro completo della Terra attorno al Sole, noto come anno solare) è un po’ più lungo, esattamente di 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Per ovviare a ciò, il calendario gregoriano aggiunge un giorno ogni 4 anni, precisamente il 29 febbraio (in quel caso si parla di anno bisestile). 

Etimologicamente, equinozio proviene dal latino ed è composto da aequus, che significa “uguale” e nox, noctis che significa “notte”, infatti è la giornata nella quale giorno e notte si equivalgono, ossia le ore di luce sono uguali alle ore di buio. In particolare, dall’equinozio di primavera in poi la Luce scavalca il Buio e l’inverno cede il passo alla primavera. Di qui in avanti, sino al giorno del solstizio d’estate, saranno sempre più le ore di luce a scapito di quelle di buio. E soprattutto, la Natura continuerà, pian piano, a risvegliarsi e ad accendersi di colori, suoni e odori. 

Sin dall’antichità gli esseri umani hanno scandito i loro ritmi vitali sul ritmo circolare e ciclico della Natura, di Madre Terra. Ogni anno il Sole rischiava di scomparire, ma poi rinasceva al solstizio d’inverno. Ogni anno vi era un culmine della stagione calda, cioè il solstizio d’estate. I due momenti opposti richiamano l’uno all’altro: nel buio c’è luce, nella luce c’è il buio. Ai fini della nostra breve ricostruzione, è importante sottolineare l’avvenimento più prorompente di tutto l’anno: la rinascita primaverile. 

Tanti sono i miti costruiti dall’uomo sul risveglio primaverile. Tanto è stato scritto, ancor di più è stato tramandato oralmente. Canti, tradizioni, simboli riecheggiano da antichissime civiltà su questo momento così cardinale per la Natura tutta. 

Il più bel mito che oggi voglio raccontarvi è quello di Demetra e di sua figlia Persefone, risalente all’Antica Grecia dei Misteri.

Persefone, o il seme che rifiorisce a Primavera

In un lontano passato imprecisato, quando gli dei ancora erano mischiati agli uomini, Demetra, la dea delle messi e dei raccolti, sorella di Zeus, aveva una giovane e bellissima figlia, Persefone, la quale un giorno venne rapita da Ade, dio degli Inferi, anch’egli fratello di Zeus. Demetra è presto gonfia di rabbia e chiede a Zeus di intercedere affinché Ade restituisca Persefone, ma il desiderio non viene esaudito. Persefone è dunque relegata nel buio e nel freddo dell’Ade e Demetra, oramai livida e sofferente, si rifiuta di far crescere i raccolti, portando anzi siccità: la Natura cessa di germogliare. Nel suo doloroso peregrinare, sola e non ascoltata dall’Olimpo, Demetra giunge ad Eleusi, dove trova dagli abitanti del luogo riparo, comprensione ed accoglienza. 

Infine, dato il prolungarsi delle carestie e delle siccità, Zeus è obbligato ad imporre ad Ade di restituire Persefone alla madre Demetra. Persefone allora risale alla superficie, ma prima di farlo, per inganno, ingoia sei chicchi di melagrana, il frutto dei morti, e sarà da questo atto obbligata al ritorno nell’Ade. 

Ma Demetra ed Ade raggiungono un accordo: per un certo periodo dell’anno, Persefone vivrà in superficie con la madre e per il tempo restante nell’Ade: in varie versioni il tempo di rimanenza di Persefone cambia dai tre, ai quattro ai sei mesi, ma in ogni caso questo suo permanere sottoterra coincide con la stagione fredda. Ed ecco l'alternarsi di estate e inverno, di luce e buio, di vita e morte.

Ogni anno, quando Persefone ritorna in superficie, la Natura si risveglia e l’abbondanza e la fertilità tornano a sorridere sulla Terra. Così come il seme che d’inverno viene sepolto nelle profondità della terra per nascere e sbocciare rompendo le zolle a primavera, così Persefone ogni anno, in coincidenza dell’equinozio primavera, torna alla superficie donando alla Terra la meraviglia dei fiori e dei frutti. 

 

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