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“Riaprite la terza fascia”, l’appello di docenti precari e neolaureati

La docente di Vasto Lucia Ranieri: “Si lavora per la gloria senza potersi costruire una vita”

redazione
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Siamo i docenti precari e neolaureati che avrebbero voluto inserirsi in terza fascia in occasione dell’aggiornamento delle graduatorie previste per l’anno 2019/2020. Ora vediamo i nostri diritti, quelli inviolabili della costituzione, disconosciuti. Per questo citiamo gli articoli 4 e 35 della nostra Costituzione: art.4: “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”; art. 35 “ La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.” Così il gruppo ‘Uniti per la riapertura e aggiornamento della terza fascia’ in una nota.

Infatti, il precedente decreto scuola recita: “In occasione dell’aggiornamento previsto nell’anno scolastico 2019/2020, l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie per posto comune nella scuola secondaria è riservato ai soggetti precedentemente inseriti nella medesima terza fascia nonché ai soggetti in possesso dei titoli di cui all’articolo 5, commi 1, lettera b), e 2, lettera b), del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 per i nuovi inserimenti.” Ora che i nostri diritti sono negati, - spiega il gruppo - siamo pronti per lottare a dimostrazione del fatto che, se lasciamo in mano del silenzio la nostra causa, rischiamo di fare il gioco di chi ci vuole schiavi e senza alcuna dignità.

Non riaprire la terza fascia – si legge nella nota - significa legittimare una mobilità degli insegnanti a costi onerosi senza alcuna tutela. I precari con le Mad vengono chiamati con sistemi opachi, con graduatorie spesso discrezionali e attraverso favoritismi, conoscenze dirette e per periodi così brevi da non garantire la possibilità di un sostentamento dignitoso e neanche l’accesso alla Naspi. Chiediamo di riaprire le graduatorie 2019/2020 come previsto dal precedente decreto ed elaborarle tramite procedura Sidi e in forma telematica. Per i nuovi inserimenti possono essere valutate diverse soluzioni, ad esempio il riconoscimento Spid o tramite webcam. Il disconoscimento dei nostri diritti – sottolinea il gruppo - è ingiustificato in quanto non si comprende la ragione effettiva per cui i concorsi si espleteranno regolarmente, nonostante l’emergenza sanitaria, e la riapertura delle graduatorie no, dato che non è previsto nessun assembramento di persone e potrebbe essere gestito tutto in modalità telematica.

La testimonianza di Lucia. “Dopo tante chiamate da Mad poco chiare, dove la mia disponibilità immediata a primo acchito va bene, poi non è più valida perché devo essere già sul posto. Mi chiedo ma quali sono i veri criteri di queste scelte da Mad? Non valeva il punteggio i titoli e la disponibilità immediata? Poi magicamente devi essere della zona? Queste le domande di Lucia Ranieri, giovane docente di 29 anni di Vasto.

“Dunque, chi abita in un luogo dove non si lavora tramite Mad perché non c'è richiesta, dovrebbe avere un flusso di denaro infinito da cui attingere per trasferirsi preventivamente nelle fantomatiche regioni dove ‘c'è bisogno’. Ho lavorato un solo mese tramite Mad – evidenzia Ranieri - cercando di dare anima e corpo nelle mie lezioni, del mio guadagno ho conservato ben poco, avendolo speso tutto per mantenermi in una città dove con contratti a tre settimane è difficile trovare una casa in affitto.”

“I neolaureati e i lavoratori da Mad, non vogliono essere i nuovi candidati al precariato storico, bensì vogliono quanto meno che gli vengano garantite condizioni lavorative con più trasparenza e meritocrazia. Il sistema di reclutamento da Mad deve essere abolito perché non dà le stesse garanzie di un contratto di lavoro, ma favorisce lo sfruttamento da parte dello Stato, staccando il contratto ad ogni festività. Tutto questo per chi si sposta in altre regioni, provoca spese a dir poco gravose.”

“Ciò che so è che lo Stato fa di tutto per non mettere delle lauree abilitanti e poi ci si ritrova a spendere tutto ciò che si ha per una speranza. Da Mad – aggiunge la docente - si lavora per la gloria senza potersi costruire una vita, passando notti insonni con la paura di non lavorare più per tutto l'anno. Non si può vivere così, abbiamo bisogno di risposte e della riapertura delle graduatorie, che ci consentirebbero di essere chiamati davanti ad un punteggio chiaro, per merito e non per dislocazione geografica o conoscenza. Non so chi sono ad ora per lo Stato, quello che so è che sono Lucia un insegnante, che ha in mano solo la sua valigia piena di sogni.”

 

 

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