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Senza l'etica la tecnologia non è un vantaggio per nessuno

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Una volta mi capitò di sentire un'intervista a Bill Gates,Il fondatore della Microsoft, in cui lo si interrogava sul futuro dei computer, la sua risposta fu: ”I computer non esisteranno più”. quello che il colosso dell'informatica voleva intendere e che questi saranno talmente diffusi ed integrati con gli oggetti che ci circondano che li identificheremo con le cose stesse.

La lampadina, il forno, l'interruttore, ecc, avranno la loro intelligenza artificiale che comunicherà le sue informazioni ad altri computer per autogestirsi in modo “intelligente”. Oramai quasi ogni telefono è un computer multimediale collegato ad un server a cui comunica le nostre informazioni personali. Ma tutto questo quale effetto avrà su di noi? Già da tempo, filosofi come Heidegger ed Emanuele Severino si sono posti un problema: l'uomo può controllare la potenza dei mezzi tecnici che realizza?

O rischia di essere sopraffatto da ciò che costruisce per semplificare la sua vita ed aumentarne la qualità? La mia opinione personale è che il “progresso tecnico” necessità di un “progresso etico” per il semplice motivo che il potere privo della responsabilità e di valori di riferimento diventa una forza ceca che rischia di essere distruttiva, il secolo scorso non è privo di tragici esempi che si potrebbero citare a conferma di questa teoria.

Se pensiamo che oggi tutti hanno la possibilità di raccogliere informazioni su chiunque e che queste possono essere divulgate con una velocità ed una diffusione spaventose (basta un semplice effetto “tam-tam” fra utenti di Facebook, Twitter o un altro social network), possiamo facilmente immaginare cosa possa succedere se l'idea malsana di un “novello Hitler” non dovesse trovare la responsabilità e la maturità etica a cestinarla con la velocità che merita, quando la si trova in giro per la rete. Proprio oggi il “relativismo etico “, l'idea che ognuno possa costruirsi da se il suo codice morale, è un lusso che non ci si può permettere.

La vita, la salute, il lavoro, la dignità umana, i principi fondamentali della solidarietà, il rispetto reciproco fra culture ed ideologie non possono più restare nel “promemoria” delle buone intenzioni ma occorre che diventino il nostro programma di vita personale e comunitario.

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