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Debole?

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Debolezza viene dal latino Debilis  che è a sua volta un composto (De-Habilis) di due termini che vogliono significare “non avere, essere mancanti

Il termine virtù viene da una parola latina che significa forza. Ma San Paolo ci stupisce:

   “...Dio ha scelto ciò che è debolezza per confondere i forti” (1cor 4,10). questo, come accade spesso a chi si avventura nell’ascolto della Parola, sconvolge le nostre concezioni umane. Forza e debolezza infatti sono due concetti antitetici, l’uno esclude l’altro, eppure l’apostolo ci assicura che la nostra più grande virtù risiede nella debolezza.

   Il Signore sembra divertirsi teneramente scherzando su ciò che con presunzione crediamo essere certo. Non si scoraggia a porre come esempio un bambino che certo non eccelle in ciò che noi chiamiamo virtù, non solo, egli  non esita a lodare la fede di una donna (allora non considerate nella vita sociale e politica) che per di più è peccatrice. Anche i pagani, i defraudatori e le prostitute sono lodati... Ma perchè il Signore sceglie queste categorie di persone? Che cosa le accomuna?

   Certamente il filo conduttore che  sembra trasparire da tutte queste scelte sembra essere la debolezza. O meglio la coscienza della debolezza. tutti questi personaggi avevano la consapevolezza della loro fragilità, sapevano che la loro esistenza non era che un invisibile filamento nella trama del tempo, qualcuno di loro, molto probabilmente non credeva nemmeno che la sua vita fosse degna di essere vissuta. L’animo di questi uomini e queste donne era annichilito, annullato, tanto da non poter avere che speranze, anzi una Speranza: Gesù, il Messia. Colui del quale si dice : i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i morti risuscitano. Colui che libera dalla schiavitù, che riporta la giustizia e libera dal dispotismo dei tiranni, colui che innalzerà gli umili e  rovescerà i potenti... tutte cose inaudite racchiuse nel mondo dell’ utopia, tutte cose che solo Dio può compiere. Ecco la condizione di queste persone: non avere altra Speranza che Dio. Cos’è questa se non la più grande virtù, cos’altro può avere tanta forza da piegare il cuore dell’Altissimo se non il nostro grido che chiede il suo sostegno...

   Nelle nostre fragilità si nasconde la forza più grande: quella che persuade Dio ad irrompere nella storia. Così è successo ad Israele in Egitto nella schiavitù e a Babilonia, durante la deportazione. Così è successo ogni volta che un miracolo ha cambiato il corso ineluttabile degli eventi, così è successo quando Dio ha assunto la natura umana per donarci la Salvezza definitiva, nostra e dell’intero cosmo.

  E quando siamo deboli che siamo forti, e quando non possiamo far altro che chiedere l’aiuto di Dio che mettiamo in gioco il dono più grande che mai creatura abbia avuto: l’essere figli di Dio, avere la predilezione dell’altissimo. Come può dimorare questo sentimento in chi crede di dominare il mondo? Come può nutrire questa speranza chi è convinto che nella tecnologia e nella sola scienza siano tutte le risposte ai bisogni dell’uomo? Come può chi non crede di aver bisogno di Dio capire che senza di Lui non c’è nessuna speranza?

  Il dolore spesso attraversa la nostra storia. E’ una legge che vale per tutti gli uomini, nessuno escluso, persino il figlio di Dio non è stato esente da questo dramma universale in cui è immersa la vita di ogni persona. Ma se è inevitabile  che si soffra non lo è altrettanto riuscire ad accogliere quello che in realtà, paradossalmente, è un dono. Lo è non tanto il dolore in se stesso, ma quello che esso produce in chi lo accetta con fede. Come è bello il volto di chi soffre con dignità... In esso risplende una luce particolare, quella di chi ha vinto sulle proprie debolezze e accetta con serenìtà quello che la vita gli offre... Non solo questi volti risplendono di Carità, essi sono stato in grado di trasformare la loro debolezza in una fonte di grazia per tutti.

 

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