Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Giannunzio Visconti: «I miei soggetti sono racconti già pensando a qualcuno che ne farà un film»

Brevi recensioni tratte dai libri dello scrittore vastese

Condividi su:

«I miei soggetti non sono altro che racconti già pensando a qualcuno che ne farà un film. Lo sceneggiatore sarà il ponte tra i due linguaggi tra lo scrittore e il regista».

Questo il desiderio di Giannunzio Visconti, scrittore vastese, che dal 2009 si è prodigato per la realizzazione della sua prima opera letteraria 'Scuola di vita di un eroe senza nome'. Da allora, seguirono altri capolavori tra cui 'Storie dimenticate' e 'Soli nella tormenta'.

«Si tratta di vecchi ricordi di persone dimenticate – spiega l'autore - ma che sono rimaste in mente sia come esempi di vita che come saggezza»

«Ho incontrato il bene, ho conosciuto l’amore, ho visto i fiori dei giardini in primavera e per questo sono contento - si legge nel capitolo 'Donna Bice' in 'Soli nella tormenta'  - lei osservò attentamente il luogo sacro, dove giaceva la sua stessa esistenza e prese conforto da quella frase, prese coraggio».

«Chi vive di solo ricordi, ferma il tempo nel passato; chi vive solo del presente, rinnegando il passato, è come un albero senza radici – prosegue Visconti nel libro - a sentire il suo eccentrico nome, qualcuno potrebbe pensare a un gangster o un guerriero, un Samurai, un Cavaliere solitario delle steppe della Mongolia, o un grande Generale cinese, pieno di decorazioni, come Ho Chi Minh, Mao Tse Tung, oppure il Generale Vo Nguyen Giap, il leggendario eroe dell'indipendenza vietnamita, l'ultimo rivoluzionario comunista del Paese».

«Quel giorno uccelli neri volteggiavano addosso a quelle montagne portando con se tristi presagi quasi a dire: "Qui la speranza cede il passo all’arroganza, alla superbia della sventura - si legge ancora - così le tenebre poterono per un giorno festeggiare la vittoria effimera per i maledetti comportamenti di persone non illuminate più dalla ragione, ma guidate da calcoli e interessi di una meschinità inquietante". Un gigante, un guerriero, un prode che schiva le montagne della propria agonia non per sé, non per mancanza di coraggio, non perché non credeva più agli uomini, ma solo ed unicamente per il tradimento del figlio, un tradimento che andava salvato con un gesto estremo, l’unico che avrebbe potuto ridare al cervello la fiamma della ragione».

Quelli di Giannunzio Visconti sono personaggi che affondano le loro radici in un mondo che sembra dimenticato, ma che in realtà porta con sé valori universali senza tempo.

Per lo scrittore, non si può passare la propria breve esistenza senza voltare lo sguardo verso l’amore, la tolleranza, la giustizia e l’uguaglianza

Un insegnamento, un monito, un invito volto ad accettare l’essenza delle proprie origini nell’innocenza della semplicità.

Condividi su:

Seguici su Facebook