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'Io, Gabriele Rossetti e la movida: una notte bianca tra tante notti nere...'

Musica estiva, decibel e dintorni: tra ricordi e considerazioni dell'ex assessore D'Adamo

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Ebbene si! Saranno passati tanti anni ma i ricordi restano. Quando la “movida” la facevo io, negli anni Settanta, Vasto passava dallo slogan “Sole, mare e quiete” a “Quelli della notte”. Si passavano nottate seduti sui gradini della Rotonda o sui muretti del lungomare, a parlare del più e del meno. Spesso di musica, a volte di politica, frequentemente del culo di…


I dancing erano luoghi per chi poteva permetterselo e, forse perché le “femmine” dovevano tornare a casa presto, difficilmente chiudevano otre la mezzanotte. L’Azienda di Soggiorno e Turismo organizzava manifestazioni in date ben precise, i gestori del Mimì, della Ciucculella, della Lucciola, e della Pinetina facevano a gara a chi ci rimetteva più soldi nell’ospitare gruppi e cantanti famosi. Guadagnavano solo quando facevano suonare i gruppi del posto che costavano pochissimo o nulla e che, tra amici e conoscenti, riuscivano a portare frequentatori in quei locali, nelle serate estive condensate nei primi giorni di agosto. Il 18 agosto la “stagione” era finita.

 

Quando aprì a Vasto (alta) il “Lavinia21” cominciarono i problemi. Scandalo! Ragazze in minigonna e occhi “pittati”. Capelloni e camicie a fiori. Addirittura circolava la “troca”!
Per la Vasto di allora era difficile se non impossibile da “accettare”. Tuttavia la moda è la moda e quando questa prende piede ci si abitua. Il Lavinia21, con le sue “botti” dove i giovani si nascondevano per fare i “mattoni”,  chiuse nel 1972, quando lo Sporting Club, risposta moderna all’Histon Club, venne trasformato nel Paradise, prima discoteca d’Abruzzo. Il mondo giovanile locale cominciò a “muoversi”, grazie anche ai ragazzi “forestieri” che venivano in quel locale. Si muoveva così tanto che presto nacque il Wast d’Aymone e poco più tardi arrivarono il Rio ed il Piccolo Mondo. Eppure gli orari di intrattenimento erano soprattutto pomeridiani. Bisognava aspettare i veglioni nelle solite date (Capodanno, Carnevale, San Valentino ecc.) o qualche concerto musicale con artisti famosi per  aprire in orari notturni questi locali. Passeggiare dopo cena (cosa riservata agli studenti universitari che tornavano per le vacanze o ai perditempo), in inverno a Vasto significava congelare, nei corti giubbini che lasciavano la schiena scoperta, e allora si decideva di tornare a casa. A dire il vero una alternativa c’era. Si poteva andare a vedere un film porno al Supercinema, oppure andare a vedere un film porno al cinema Corso o andare a vedere un film porno al Politeama Ruzzi.

 

Ma torniamo all’estate. Una volta io e alcuni amici, con chitarra, fisarmonica e tamburo ci siamo messi a suonare nello spazio di arenile posto tra la Rotonda (dove c’era l’ufficio dell’Azienda di Soggiorno e Turismo) e la Ciucculella. Vennero i Carabinieri e platealmente ci intimarono di seguirli. Ci fecero “passare in rivista” tutto il lungomare, da Stella Maris al Nettuno. L’amico che suonava la fisarmonica, con la scusa del peso di questa, si fermò. I carabinieri incuranti proseguirono. L’amico che suonava il tamburo, mi guardò e si sganciò come un ciclista dopo aver lanciato la volata al “velocista”. Rimasi io. Davanti alla “Vecchia” (un locale di cui quasi nessuno ricorda) mi dissero: “vai a lasciare la chitarra e non disturbare più”. Lo dissero comprensivi e sorridenti. Ma chi avremmo potuto disturbare, posti nello spazio tra la Rotonda e la Ciucculella in una calda sera d’agosto intorno alle ore 22? Una idea mi balena ma con certezza non ho mai saputo darmi una risposta.

 

Potrei raccontare altro. Potrei raccontare e forse l’ho già fatto, di quando mi portarono al Commissariato perché portavo in giro per Vasto una bara sulla capote della mia A112 Elegant (facevo pubblicità ad una festa). Potrei raccontare e forse l’ho già fatto, di quando i Carabinieri mi fermarono perché disturbavo le lezioni al liceo con il megafono che diceva “sabato pomeriggio al Paradise” …. L’ultima mia “marachella” fu quella di mettere un sombrero a Gabriele Rossetti in occasione della vittoria dei Mondiali di calcio in Spagna nel 1982. Quel gesto però mi fece riflettere. “Se tutti facessero come me”? (Chi poteva immaginare che dopo trent’anni una amministrazione comunale “ornasse” la testa dell’esule poeta con le lampadine di Natale?). Il tempo scorreva lento fino agli anni Novanta quando istituirono in città una facoltà universitaria e da lì... lunga storia fino alle ultime ore. Da tempo ormai, come in questi giorni, si continua a parlare dei problemi che i pubblici esercizi provocano e subiscono in città.

 

Che palle! Si apre con le polemiche a giugno e si finisce con le polemiche a settembre. La quiete pubblica, l’ordine pubblico, la maleducazione e via discorrendo. Queste problematiche si risolvono con le regole ma queste regole devono essere “vere” e non improvvisate perché la stagione è alle porte. Se il problema esiste lo si risolve. Se non si risolve o si è “incapaci” oppure è un falso problema. L’amministrazione comunale guidata com’è da una persona che non ha idee e nemmeno capacità di giudizio. I consiglieri favorevoli a questa persona solo per colore politico. I consiglieri avversari solo per opposizione. I gestori (devo generalizzare per forza) che non hanno capacità di organizzazione o di proposta (direi che soprattutto non hanno capacità di fare squadra). I giovani che vorrebbero, d’amblèe, trasformare Vasto in un luogo di “movida” e forniscono esempi, senza conoscere o percorrere tutta la trafila che i luoghi portati ad esempio hanno dovuto seguire per diventare quello che sono. Coloro che non si sentono più giovani che protestano dimenticando di essere stati, un tempo, anch’essi giovani. I cittadini in genere buoni solo a lamentarsi ed a lanciare “sentenze”. Quelli come me: “sconcertati”, “demotivati”, “disincantati” … “basiti”.

 

E allora? Allora tutti i “disturbi” messi insieme concentrati in tre notti. Notte Bianca, Notte Rosa, e Ferragosto, quando orde di barbari invadono Vasto portando rumore e disordine, lasciando sporcizia, vomito e orina in ogni dove. “Portando però quel ‘movimento’ che tanto si desidera”, dicono in tanti. Ma perché quel ‘movimento’ non potrebbe esserci ogni giorno? E dove dovrebbero andare quelle persone che dopo l’una non trovano più attrazioni? E chi controlla queste persone che, magari fino alle quattro del mattino, si trattengono sulle scalette sotto casa mia a bere e a sghignazzare? (quando non fanno altro). Un pubblico abituato non causa né subisce disagi. Movimento tutte le notti. Si potrebbe fare se solo esistesse una regola “vera”, pensata e non improvvisata, programmata e non estemporanea. Una regola che partisse da una analisi, valutasse esempi, applicasse “modelli”, dettasse modalità e tempi in maniera meditata, non casuale. 

 

Questo però rimane un sogno. E così l’amministrazione comunale si potrà vantare, il cittadino sarà compiaciuto, l’esercente si accontenterà, mentre … il “gattopardo” miagola e fa le fusa.

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