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PERICOLO AVIARIA: NO AI LANCI DI SELVAGGINA, MA I CACCIATORI PAGANO LE TASSE

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L'assessore alle politiche venatorie della provincia di Chieti, Antonio Tamburrino, ha emanato un comunicato indirizzato ai presidenti degli ambiti territoriali di caccia provinciali, alle associazioni e alle varie autorità competenti, con il quale è intervenuto sull'argomento dell'influenza aviaria. La preoccupazione, a ben vedere immotivata, sulla possibile diffusione del virus H5N1 è crescente in vari settori, da quello dell'allevamento avicolo, un comparto ormai in ginocchio, a quello dell'attività venatoria, per le ovvie implicazioni del caso. L'assessore Tamburrino, facendo riferimento ad una riunione tecnico-operativa tenuta nel febbraio scorso presso la Prefettura di Chieti, esprime tutta la sua apprensione per il fatto che ''anche il nostro territorio provinciale è a rischio in seguito a diffuse zone di transito e sosta di avifauna migratoria''. Continua l'assessore: ''In considerazione del fatto che il virus può essere trasmesso dalla selvaggina migratoria a quella stanziale, al fine di scongiurare il propagarsi dell'influenza aviaria, è opportuno, in via cautelativa, evitare qualsiasi immissione e/o trasferimento di selvaggina alata sul territorio provinciale, almeno fino a quando si pronunceranno sul merito le autorità sanitarie competenti''. A noi risulta che le autorità sanitarie si siano già pronunciate, tuttavia l'assessore ha deciso di sospendere ogni immissione di selvaggina a piuma. Un'ordinanza dettata probabilmente dall'applicazione del principio di precauzione, ma che contrasta palesemente con le raccomandazioni quotidiane del Ministero della Salute. Se infatti il pollame destinato all'alimentazione umana è allevato in strutture coperte e igienicamente idonee, altrettanto può dirsi della selvaggina usata per il ripopolamento. Si potrebbe obiettare che starne, quaglie e fagiani rischiano di venire a contatto con il fantomatico virus nel periodo successivo al loro rilascio nell'ambiente, quando cioè vivono liberi in natura e possono essere infettati dalla fauna migratoria. Giustissima osservazione, ma allora non si capisce per quale motivo i cacciatori, proprio in questi giorni, hanno dovuto pagare la tassa di iscrizione all'ATC per il 2006. Almeno il 70 per cento dei cacciatori si dedica alla caccia di selvaggina a piuma, se non sono più possibili le immissioni di quel tipo di animali, perché si continua a pretendere dai cacciatori il pagamento delle tasse previste? In pratica i cacciatori hanno pagato per un tipo di caccia che non potranno praticare. A queste domande delle associazioni venatorie dovrebbe rispondere l'assessore Tamburrino.
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