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Campo di calcetto di Sant’Antonio Abate, l’ennesimo monumento al degrado e allo spreco

L’intera area dell’ex caserma da anni attende la realizzazione del progetto di riqualificazione

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Ancora un importante bene comune lasciato in balia degli eventi e abbandonato al degrado totale. Oltre a quello di via Palombari, anche il campo di calcetto di Sant’Antonio Abate, situato vicino al Consorzio Bonifica Sud, nell’area ex caserma, continua da tempo immemorabile ad offrire uno spettacolo indecoroso ai residenti e ai tanti bambini e ragazzini che vi giocano a calcio.

O forse sarebbe più opportuno dire “tentano di giocarvi a calcio”. Il terreno di gioco, infatti, appare alquanto variegato e sconnesso, col suo mix di tappeti di erba sintetica vecchi e nuovi non installati correttamente e pure insufficienti a coprire l’intera area, che presenta un’ampia porzione nuda di cemento. Le sezioni di manto erboso risultano inoltre sovrapposte tra loro, causando buche, slittamenti, “scalini” e “orecchie” in molti angoli, che a loro volta provocano inciampi e cadute ai giovani avventori e non permettono alla palla di circolare regolarmente.

Un problema, quello del terreno di gioco, che è stato tale fin dall’epoca della realizzazione del campetto, il quale sorge su un terreno che nel 2003 era stato concesso in comodato d’uso dal Consorzio Bonifica Sud, l’ente proprietario dell’immobile, al Comitato di Quartiere Vasto Alta, in accordo con l’Amministrazione comunale. L’anno scorso, al di fuori della recinzione, erano stati scaricati nuovi tappeti di erba sintetica ed enormi sacchi di sabbia, che avevano fatto presagire l’imminente e definitiva sistemazione della superficie. Al giorno d’oggi, invece, di quei tappeti non v’è più alcuna traccia: in quel punto è rimasta soltanto la sabbia, completamente fuoriuscita dai sacchi aperti da qualche ignoto che ha potuto agire indisturbato (altrimenti leggasi: mancanza di videosorveglianza).

Le gravi problematiche della struttura non si limitano però alla sua superficie di gioco. La recinzione del campo è crollata in tutta la parte superiore, soprattutto sul lato che dà sulla strada provinciale che va in direzione Cupello: l’assenza della protezione permette così ai palloni calciati fuori misura di finire spesso sull’asfalto, causando gravi rischi agli automobilisti e agli stessi bambini costretti ad attraversare una strada molto trafficata e pericolosa. Nella parte inferiore, invece, la recinzione risulta tagliata e sporgente in molti punti, facendo emergere un importante problema di sicurezza, dato che i ragazzini si infilano direttamente nei buchi della rete per recuperare la palla fuoriuscita dal terreno di gioco. A completare il triste e desolante quadro, infine, ci sono la stradina d’accesso all’impianto, completamente invasa dalle canne, e la marea di rifiuti gettati dentro e fuori dal campo dai suoi frequentatori, che a quanto pare non sono stati messi a conoscenza dei più elementari princìpi di rispetto dell’ambiente.

Un area, quella dell’ex caserma, che attende ufficialmente la sua definitiva risistemazione dal 2015, anno in cui l’allora assessore ai Lavori pubblici Nicola Tiberio esprimeva tutta la sua soddisfazione per l’approvazione dei progetti di riqualificazione delle aree urbane del quartiere San Paolo e di Sant’Antonio Abate. Il progetto, nel caso specifico, annunciava lo stanziamento di 300mila euro per “l’area di proprietà comunale” allo scopo di “eliminare le condizioni di degrado, migliorare la qualità ambientale e creare un luogo che favorisca l’aggregazione sociale. È stata pertanto prevista la realizzazione di un’area a verde con area giochi (ubicata all’esterno del muro perimetrale dell’ex caserma, a fianco del campo da calcetto, ndr), di un’area a parcheggio, opere a verde, impianto di pubblica illuminazione e arredo urbano”.

Un progetto evidentemente non ancora concretizzatosi, che rimarrà sulla carta chissà per quanto altro tempo, e nel quale l’agognata e definitiva sistemazione del campo da calcetto non sembrava essere una delle voci più urgenti. Con buona pace di residenti e ragazzini, che da troppi anni assistono impotenti al lento e inesorabile degrado dell’unica risorsa ludico-sportiva del popoloso quartiere

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