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'Ombrina Mare' come sulle 'montagne russe': 'Arriva, muore, resuscita, rimuore e adesso è in coma...'

Trivelle nella Costa dei Trabocchi: la prof.ssa Maria Rita D'Orsogna fa il punto della situazione e chiede chiarezza definitiva alla politica

redazione
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Sembra di stare sulle 'montagne russe', tra altri e bassi.

La similitudine nasce dal commento della prof.ssa Maria Rita D'Orsogna, la docente universitaria abruzzese a Los Angeles, da anni in prima linea nella mobilitazione popolare contro la petrolizzazione nel territorio.

Tra le altre cose scrive: ”Ombrina arriva, muore, resuscita, rimuore e adesso è in coma”, riferendosi al 'balletto' dei passaggi normativi e ministeriali che ha riguardato il progetto negli ultimi anni, fino al passaggio di qualche settimana fa che sembra averne compromesso la realizzazione.

La prof.ssa D'Orsogna prende spunto, nella sua analisi, dalla comunicazione della compagnia 'Rockhopper Exploration', titolare del progetto 'Ombrina Mare', che conferma ai propri investitori che con la legge di stabilità del 2016 è tornata in vigore la fascia di protezione delle 12 miglia e che il futuro di 'Ombrina' è incerto. “Si lasciano la porta aperta – dice però a riguardo delle informazioni rese dai dirigenti aziendali - e aggiungono che ci sono delle possibili 'exceptions' e che stanno conducendo una indagine approfondita. Confermano che il titolo minerario è stato sospeso per un intero anno”.

Dunque, rileva, il risultato “è che siamo ancora in un limbo”.

L'interrogativo, poi: perché questa conclusione che non è una vera conclusione? La proroga alla concessione e il ripristino delle 12 miglia sono per evitare il referendum antitrivelle? Per evitare lo scontro cannibale fra governatori Pd che hanno firmato per il referendum e il governo centrale Pd che invece è favorevole alle trivelle? O perché i prezzi del petrolio sono ai minimi e quindi uno standby ai petrolieri è utile? Non lo sappiamo – rimarca -, né sappiamo cosa succederà il 31 dicembre 2016. Quello che però emerge con chiarezza è che a perderci non è solo l'ambiente italiano, ma forse l'unica cosa più importante: la democrazia italiana”.

Ed altre considerazioni: “E' inaudito che in un paese democratico le decisioni su temi di interesse collettivo vengano cambiate ogni 2-3 anni. Prima del 2010 si poteva trivellare dove si voleva, nel 2010 arriva una fascia di rispetto di 5 miglia o di 12 nel caso di aree protette, nel 2012 si decide che la fascia di rispetto debba riguardare solo concessioni future, nel 2015 torna la fascia di rispetto. 'Ombrina' arriva, muore, resuscita, rimuore e adesso è in coma. Non è normale questo. E poi, perché mai dobbiamo aspettare un anno per conoscere il fato di 'Ombrina'? Che un sì sia sì, che un no sia no, con coraggio e chiarezza.

Questo modo altalenante di gestire la res publica è profondamente sbagliato, perché le partite iniziate anni e anni fa non finiscono mai mentre il resto del mondo corre. E' snervante un vivere civile così. La storia di 'Ombrina' in Abruzzo ha mostrato che ci sono tantissime persone che ci tengono all'ambiente e che vogliono fare la cosa giusta. Quante più cose avremmo potuto fare con l'energia di questi anni spesi a combattere i petrolieri? Nel resto del mondo intere comunità si sono re-inventate e hanno fatto programmi per arrivare al 100% di rinnovabili, e qualcuno ci è pure riuscito. Noi invece siamo ancora qui a discutere di un petrol-mostro che nessuno nel mondo civile mette a 6 chilometri da riva. Come pensiamo di andare avanti come nazione? Mi occupo di petrolio – conclude la prof.ssa D'Orsogna -, ma ai miei occhi 'Ombrina' è solo un emblema dell'attuale classe dei politici italiani: si credono furbi, invece sono solo patetiche caricature a cui non importa niente del bene vero della nazione”.

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