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Braccia incrociate alla Arkema Coating Resins contro i 6 licenziamenti annunciati

L'azienda, con una sede in Val Sinello, sta spostando alcune lavorazioni in altri Paesi

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«Ormai possono chiudere tutta la strada». Così, uno dei lavoratori della Arkema Coating Resins scesi in strada - ieri mattina - per protestare, commenta il difficile momento della zona industriale di Gissi.

Forse non c’è frase migliore per descrivere il ciò che sta attraversando la Val Sinello. Sulla stessa strada ci sono l’ex-Golden Lady, uno degli stabilimenti della Valsinello-Teknolamiere fallita due giorni fa e diversi piccoli capannoni chiusi da tempo.

E ieri, protestare per la prima volta contro le incertezze del futuro è toccato ai dipendenti della Arkema. Trovandosi di fronte allo stabilimento di Nerino Grassi per anni hanno assistito alle vicende lavorative dei lavoratori Golden Lady, pur essendo additati come esempio di azienda sana. Nella fuga da Gissi, infatti, bisogna distinguere chi getta la spugna a causa della crisi e chi decide di investire altrove. La Arkema è tra i secondi. La multinazionale francese della chimica produce resine impiegate in una moltitudine di campi (dalle suole di scarpe agli adesivi ecc.). Una differenziazione tale ha permesso alla Arkema di ammortizzare meglio di altri la crisi. Pur non attraversando un momento difficile, la società ha deciso di tagliare 17 posti in Italia: 11 in Emila Romagna, 6 nel sito di Gissi, dove sono impiegate 63 persone da un po’ tutto il Vastese. Qualcuno arriva anche da Ortona e Lanciano. Per questo i dipendenti hanno incrociato le braccia per 4 ore (nei due diversi turni).

«È una decisione presa unilateralmente – spiega Antonello Mancini della Rsu Cgil – senza consultarci. Vorrebbero a breve i 6 nomi da licenziare. Noi, invece, chiediamo un confronto e l’attivazione della cassa integrazione per un anno o dei contratti di solidarietà. Poi se ne riparla». Per i manifestanti le ragioni dell’esubero di 6 unità è causato dalla decisione dei vertici di spostare alcune produzioni negli stabilimenti di Francia e Spagna.

Anche questo insediamento ha una storia ventennale. Aprì nel 1989 sotto il nome di Ferri Chimica. Nel 1994 ci fu il passaggio alla Cray Valley del gruppo Total. Nel 2011 l’arrivo della Arkema. 

«Pensa – raccontano dal capannello di lavoratori – che a differenza di altri passaggi di proprietà, con l’insediamento della Arkema ci fu la stabilizzazione di 4 interinali. Per noi la manifestazione di oggi rappresenta anche una novità, visto che da quando lavoriamo qui è andato sempre tutto bene. L’azienda non è in crisi, ma sta dirottando alcune lavorazioni in altri Paesi. Oggi la decisione di licenziarne 6 ci spaventa perché potrebbe essere un “aperitivo”». Il timore, infatti, è che la decisione presa dalla società possa essere solo il primo di provvedimenti di altra portata su scala europea.

I lavoratori, che ieri hanno aderito in massa allo sciopero tenendo fermi gli impianti, attendono ora il passaggio ministeriale nelle prossime settimane per arrivare a una soluzione che non sia quella dei licenziamenti in estate.

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