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Don Duilio Lemme, il sacerdote che ha ricostruito il santuario di Santa Maria del Canneto

Un ricordo del presule, originario di Castiglione Messer Marino, che diede impulso alle opere di restauro

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Due ore di arricchimento spirituale e culturale ha offerto il convegno nel Santuario di S. Maria del Canneto in ricordo di Don Duilio Lemme, sacerdote originario di Castiglione Messer Marino. Verso la fine degli anni ’40 del secolo scorso continuavano i lavori nel Santuario di S.Maria di Canneto (Roccavivara), che erano iniziati sotto l’impulso e la guida del sacerdote Don Duilio Lemme già dagli anni ’20.


Si lavora al portone con Ugo Rampa di Montefalcone nel Sannio, falegname ebanista, e dava una mano come falegname Ettore Rampa il quale, una quindicina di anni fa, ha provveduto, a Roma, alla ripulitura della teca su cui poggia la statua della Madonna. Ad Ettore don Duilio disse: «Domani mangerai con me». Erano tempi in cui ottenere un pranzo per un lavoro era tanto. Mio cugino era ovviamente contento. “Chissà che cosa mi offrirà il parroco” si chiedeva pregustando il pranzo. All’indomani, a mezzogiorno, come promesso, Don Duilio invitò Ettore.

 

La prima sorpresa fu quella di ritrovarsi seduti su una panchina di pietra. Poi Don Duilio vi posò sopra una salvietta di cui sciolse i nodi e mise in luce un tozzo di pane e un pezzo di formaggio. Da bere acqua. «Don Duilio, questo è il pranzo?». «Ringraziamo il buon Dio di quanto ci viene offerto». Ecco, questo era don Duilio come emerge  anche dai racconti di Felice Del Vecchio, suo nipote, nel libro “Don Duilio Lemme – La vita e le opere” e dei sacerdoti Don Gigino Moscufo, parroco di Roccavivara, e Don Giovanni Fangio, che ne hanno tratteggiato la figura.  Missione sacerdotale alla luce evangelica nello spirito e nella pratica della povertà di San Francesco e del motto benedettino “Ora et labora”.

 

Aveva intuito della chiesa di Canneto il fascino e le ragioni spirituali per le quali i Benedettini, che nulla facevano a caso, avevano scelto quel luogo e quell’orientamento. È don Duilio, infatti, che durante la fase del restauro, ha riportato l’ambone al suo posto originario, come afferma l’ing. Giampiero Di Candido nella sua tesi di laurea sul Santuario di S. Maria di Canneto. Don Duilio e Canneto costituiscono un legame inscindibile, l’amore di una vita che ha ridato l’antica affascinante bellezza alla chiesa destinata a sicura rovina. Ed ha trascinato, con il suo carisma fatto di spiritualità e di vita, il generoso popolo rocchese che ha creduto in lui trasformandosi in una comunità solidale con i  poveri che aiutavano i poveri. Il monumento nel parco di Canneto, da lui creato e dove è sepolto, è rivolto ai suoi rocchesi che 50 anni fa, riconoscenti, lo onorarono portandolo a spalla per tutte le vie del paese e poi a Canneto per riposare a fianco della Sua Madonna. Un onore e un premio.

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