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Il 2015, l'"anno speciale" di Roberto Inglese: la 'favola' del bomber vastese del Chievo

Mesi indimenticabili, dalla promozione del Carpi al debutto ed al primo gol in serie A

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“Mi sono rialzato tre volte, altri si sarebbero fermati dopo quei gravi infortuni, io no, avevo un sogno da trasformare in realtà, non mi sarei mai potuto arrendere”.

Roberto Inglese è il personaggio sportivo vastese (e non) del 2015, un anno cosparso d’incenso, chi ha sempre creduto su di lui lo ha continuato ad applaudire emozionandosi, i pochissimi detrattori saliti comunque sul suo carro, finalmente ha toccato con mano, anzi con i piedi, quei livelli che forse meritava di raggiungere con un pizzico d’anticipo.

La storica promozione del Carpi dalla B, l’esordio assoluto in serie A e la prima rete nella massima serie (seguita da altre due), tre episodi nella recentissima storia del ventiquattrenne attaccante vastese in forza al Chievo Verona, basterebbero per racchiudere il suo anno da sogno ma l’uomo Inglese prima di toccare il cielo restando finalmente in alto ha dovuto lottare in quei periodi bui.

A Pescara da giovanissimo il primo infortunio alla spalla e prima sfida vinta recuperando dal grave infortunio catalizzando l’attenzione del Chievo, nel 2011 alla seconda stagione con il Lumezzane un'altra botta, rottura del perone ed altri tre mesi di lotta per rimettersi in gioco. Sfortuna vai via? Macchè, anche a Carpi, nella prima stagione biancorossa (2013/2014) la malasorte si è accanita contro Roberto, ancora la spalla, altra operazione con tanto di recupero record (77 giorni).

Tre problemacci che avrebbero potuto abbattere anche un toro ma non Inglese. Il Chievo lo ha aspettato, continuando ad osservarlo, non solo nelle riabilitazioni post infortuni ma soprattutto nelle stagioni dove ha trovato la continuità di rendimento e gol, i 12 in Lega Pro nel terzo e ultimo anno con il Lumezzane(2012/2013) e i 7 della passata stagione, molti dei quali ‘pesanti’ per la promozione degli emiliani in A. Da lì in avanti è storia recentissima, una seconda parte di 2015 (così come i primi sei mesi) senza il peso di alcun infortunio ma con prestazioni da urlo e applausi scroscianti, strameritati. L’Italia pallonara, dopo quella vastese, si è finalmente accorta di Inglese, l’uomo umile che ha battuto prima la sfortuna per bussare da protagonista, e senza alcuna scorciatoia, alla porta del calcio che conta.

Il salto in Serie A le ha anche consentito dopo due anni di poter tornare a trascorrere il Natale nella sua Vasto, un regalo in più di questo fantastico 2015 o quando si è ad alti livelli un giorno vale l’altro? “Finalmente dopo due stagioni posso godermi questi giorni di riposo nella mia amata Vasto, il Natale è sacro, l’occasione di riabbracciare parenti e amici, una vera boccata d’ossigeno rispetto alle annate passate quando in questi giorni la B scendeva in campo e ci toccava subito tornare ad allenarci per il match in programma tre giorni dopo, mi toccherà allenarmi a Capodanno ma non mi peserà assolutamente, il Natale ha tutt’altra atmosfera e sono contento di poterlo di nuovo vivere con le persone a me più care”.

La giusta conclusione di un 2015 praticamente perfetto, potremmo elencare più di una data ma tra il 28 aprile(promozione in A del Carpi) e il 20 settembre(esordio assoluto in A) dovesse sceglierne una? “La promozione resterà un ricordo indelebile ma l’esordio in A è la realizzazione del sogno, sin da bambino ho lavorato per arrivare a quel 20 settembre, poi sono arrivate prima da titolare con gol, le reti successive, 11 presenze finora raccolte (4 da titolare, ndr), tutte conseguenza di quella domenica indimenticabile”.

Eppure in estate si pensava ad una seconda stagione consecutiva in B per completare la maturazione prima del grande salto, poi cos’è successo? “Nel post promozione preferivo confrontarmi con la massima serie ancora con il Carpi ma la dirigenza clivense mi aveva fatto subito capire di volermi tenere a Verona, mai mi avrebbero ceduto a una diretta concorrente per la salvezza, l’alternativa al Chievo sarebbe stata ancora la B”.

Dirigenza conscia del suo valore ma mister Rolando Maran ha notato subito in lei caratteristiche utili per il mosaico gialloblù, dalle dichiarazioni estive a settembre si è passati ai fatti, com’è il vostro rapporto? “Splendido, sin dal primo giorno di ritiro anche a quattr’occhi mi aveva fatto capire che non mi sarei mosso da Verona, sapevo che c’erano però delle gerarchie da rispettare ma al contempo ero certo che prima o poi mi avrebbe dato l’occasione che cercavo da una vita”.

Agli albori si parlava di ‘Favola Chievo’, da tutti etichettata come isola felice per poter lavorare nel calcio nella più totale tranquillità, vissuta da dentro possono esserci solo conferme? “Assolutamente si, la Città oltre ad essere splendida ti coccola, il Chievo Verona è una grande famiglia, non dimentichiamo che si parla di una frazione capace di negli ultimi quindici anni di affrontare un solo campionato di B e ben quattordici di A, oramai ci troviamo di fronte a una realtà solida, c’è gente preparata che di calcio ne mastica parecchio e la fortuna di poter contare su strutture all’avanguardia non è assolutamente da sottovalutare”.

Radiomercato da qualche giorno accosta Paloschi alla Premier direzione Swansea, Pellissier viaggia verso le 37 candeline e Meggiorini ha già scollinato i 30, Inglese poco più che ventiquattrenne è pronto a prendersi definitivamente il Chievo? “Quando in estate mi è stato proposto l’allungamento del contratto fino al 2020 ho avuto la sensazione che qualcosa davvero stesse cambiando, 5 anni sono tanti, è un contratto lungo, vuol dire che la società ha un progetto, punta su di te e negli ultimi tre mesi l’ho capito ancor di più ma continuerò a lavorare come sempre finora fatto per conquistarmi ancor maggiore fiducia”.

Dai difensori delle giovanili si è trovato a dover duellare con ben altri muri difensivi, di quelli incrociati finora con chi ha avuto maggiori difficoltà? “Il franco senegalese Kalidou Koulibaly(coetanei ironia della sorte, ndr) del Napoli, un muro roccioso difficile da superare”.

Guardando ai suoi compagni chi l’ha sorpresa positivamente passando dal guardarlo alla tv a lavorarci tutti i giorni? “Valter Birsa, ha un piede delizioso, è forte davvero”.

La serie A l’hai meritata salendo un gradino alla volta, c’è un pizzico di rammarico per gli infortuni che ti hanno frenato nell’esplosione o per il tuo arrivo in alto è giusto menzionare chi ha creduto nei suoi valori? “Gli infortuni ti temprano aiutando a farti crescere e a non mollare mai, se sono arrivato fin qui lo devo anche e soprattutto a tre allenatori che in me hanno sempre creduto partendo da Eusebio Di Francesco a Pescara, Gianluca Festa al secondo anno di Lumezzane e il mio tecnico attuale Maran, sono quelli che mi hanno dato maggiore fiducia, facendomi sentire sempre parte integrante di un progetto dandomi consigli mai banali”.

Un anno assolutamente da incorniciare e indimenticabile, cosa si aspetta dal 2016 ormai alle porte? “Provare a migliorarmi sempre di più ma penso più al noi, con il Chievo abbiamo un girone d’andata da chiudere in bellezza, i 22 punti raccolti finora ci inorgogliscono ma tra il 6 e 10 gennaio contro Roma e Bologna avremo due sfide toste e non vogliamo assolutamente sbagliarle”.

Il 1° agosto ha varcato i confini nazionali affrontando in amichevole il Bayer Leverkusen, alla BayArena ha respirato l’aria della Champions, pensa qualche volta a quella musichetta da ascoltare da protagonista e non da semplice spettatore? “C’è ancora parecchia strada da percorrere, bisogna migliorarsi giorno dopo giorno per cercare di continuare a trasformare in realtà i capitoli di quella fiaba calcistica iniziata qualche anno fa”.

Dal ragazzino che lasciava Vasto per iniziare l’avventura pescarese al ventiquattrenne maturato e arrivato in Serie A pare non essere mutato nulla, la sua umiltà e disponibilità è oramai arcinota, è così difficile restare sempre lo stesso? “Sarei un bugiardo se dicessi che la notorietà non cambia la vita ma se Inglese è il giocatore arrivato nel grande palcoscenico c’è Roberto che è l’uomo, quello che per me viene prima di tutto, sono sempre stato un socievole con tutti, mai ho pensato di cambiare il mio modo di essere, tra dieci anni quando calerà il sipario resterà l’uomo ancora con una vita davanti.

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