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A Dio, Don Stellerino

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Il primo giorno che entrai nella sacrestia della Chiesa di San Pietro in Sant’Antonio, per raggiungere la redazione di Trsp in occasione di una intervista, avevo 18 anni. Mi chiamasti “l’Avvocato”, anche se non lo ero, non lo sono mai stato e mai lo sarò. Poi, dopo qualche mese e con un po’ più di confidenza, imparai a conoscere la tua ironia, ma mi dicesti che in fondo era una forma di rispetto. Lo stesso che ho sempre portato per Te, Don Stellerino, spesso difendendoTi da chi pensava che la Tv fosse un Tuo business, quando invece ci hai rimesso tutto: offerte, amici, salute. Per diffondere il messaggio nelle case, per stare accanto agli ammalati più lontani, per essere vicino a chi, da dov’era, non poteva muoversi.

Ci siamo fermati spesso a chiacchierare, sempre scambiati gli auguri ad ogni festa religiosa. Io con un biglietto, Tu con una telefonata. Abbiamo condiviso Valori, spesso idee, qualche volta un caffè, quando la mattina facevi colazione sempre seduto dietro la scrivania, a ricevere persone che cercavano aiuto, a pregare anche al telefono dove, dall’altra parte della cornetta, c’era qualcuno lontano che aspettava di sentire la Tua voce.

Quando qualche mese fa sono venuto a trovarTi al San Francesco, avevi la stessa mente lucida di sempre. Mi hai anche detto “Ringrazia la tua famiglia per tutto quello che ha fatto per noi”. Non sono riuscito a chiederti perché questo ringraziamento, poi me l’hanno raccontato.

Martedì scorso sono passato di nuovo a salutarTi, Don Stellerino. Avevi gli occhi aperti e respiravi affannosamente, ma mi sono accorto che non sei riuscito né a vedermi, né a sentirmi, né a dirmi qualcosa. Forse solo il Tuo cuore, ha avvertito che ero accanto a Te.

Ho trattenuto le lacrime, pensando che quella fosse l’ultima volta che sarei riuscito a vederTi sveglio, prima dell’ultimo saluto che di lì a breve sarei venuto a darTi in quella che era la Tua casa e la Tua famiglia, prima che la Tua chiesa.

Non dimenticherò mai quando, la prima volta al San Francesco, mi hai detto “Combatti sempre per questa città, merita chi, come te, la ama, come la amo io”, e mi hai stretto forte la mano, a volere da parte mia una promessa. Che ti ho fatto e che manterrò.

A Dio, Don Stellerino. Spero, quando sarà, di meritare lo stesso posto nel quale Dio ti ha collocato, così potremo ritrovarci ancora una volta insieme.

Tuo Marco

(Marco di Michele Marisi)

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