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Francesco Bellezza: “Amo stupire strappando un sorriso”

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Nell’animo di ogni essere umano, grande o piccolo che sia, c’è un angolo in cui avverte quasi un bisogno essenziale di divertirsi e svagarsi. Le persone che riescono a conquistare ed entrare in questi angoli devono avere delle doti e delle propensioni molto particolari per soddisfare questo bisogno altrui.

Francesco Bellezza è un ragazzo di soli 23 anni che ha scelto sin da piccolo di fare della necessità dell’uomo di sorridere e divertirsi la sua professione. “Quando si riesce a stupire, la prima reazione dell’altro è il sorriso”.

Qual è stato il tuo primo approccio al mondo dello spettacolo e qual’ è stato il tuo percorso formativo?

A 6 anni seguivo un amico di papà che suonava nei matrimoni e io mi divertivo sin da allora a stupire i commensali con piccoli spettacolini di magia. Ero piccolo ma già allora mi piaceva vedere la reazione nei volti di chi mi osservava in quei momenti. Durante tutto il periodo delle elementari ho studiato teatro musicale presso la scuola di “Teatro Vasto” diretta da Sergio Santoro e parallelamente apprendevo i rudimenti della prestidigitazione e ad animare feste ed eventi. Nei due anni successivi ho seguito il corso di teatro dell’oppresso con Patrizia Corvino che era fondamentalmente un “teatro di denuncia sociale” che partiva dal coinvolgimento di un personaggio. In seguito ho frequentato un laboratorio annuale di studio sul clown teatrale (“metodo Lecoq”) con Luigi Cilli. E in seguito c’è stato tutto un excursus in cui ho approfondito e studiato il mondo della comicità, dei clown, dell’attore buffo e simili. Dopo il diploma al liceo classico di Pescara mi sono laureato al Dams di Roma Tre con una tesi dal titolo "L'attore buffo: viaggio tra mimi, clown, giullari e fantasisti". Sempre a Roma Tre sto continuando il percorso della magistrale su “Comunicazione e spettacolo”. Tuttora continuo ad alternare studio e attività di spettacolo di strada, commissionato o organizzando eventi ad hoc.

Quando hai cominciato a pensare che questa attività poteva essere una professione su cui investire?

In realtà da sempre e anche i miei genitori non hanno mai pensato neanche lontanamente a dissuadermi da questa idea proprio perché è stata una cosa molto naturale.  A circa 20 anni mi sono avvicinato anche ad altre realtà di trasformismo, mimo, danza clownesca, mimo, pantomima e ho creato “Il Circo Incantato” una compagnia di ben sei personaggi, interpretati tutti da me stesso e con il quale ho in qualche modo sigillato questa mia professione.

Da come racconti hai avuto occasione di sperimentare varie forme di spettacolo compreso quello di strada, ma cosa ti appassiona di più?

In diverse occasioni ho avuto modo di sperimentare lo spettacolo che usa lo strumento teatrale per far riflettere su alcune tematiche ma io preferisco quello che non altre finalità che far ridere e far nascere delle emozioni sincere del profondo per quelle che sono. Amo moltissimo gli spazi aperti che divengono un continuo studio da cui ho occasione di imparare sempre tantissimo. Quando faccio uno spettacolo in strada costruisco la struttura ossia delimito uno spazio in cui esibirmi come in un palco. Parto da un canovaccio frutto di tutte le esperienze e studi precedenti, poi lo spettacolo lo devo adattare alle persone presenti e che si incuriosiscono e si fermano per sorridere e vivere dei piccoli momenti gioiosi. Il trucco per far sorridere è riuscire a trasmettere un senso di fiducia creando un’atmosfera di gioco e di svago ma mai invasivo. Come comico rivesto il ruolo di una persona che è al pari del suo pubblico che si trova in una situazione imbarazzante di quelle di cui a ognuno viene da pensare “non sono io, non mi ci troverò mai”. 

Il tuo è una lavoro che richiede una mente molto creativa e in continua metamorfosi che col tempo può venire a scemare. Come fai a mantenere questi livelli di mente e cuore sempre in continuo movimento?

La mia testa si è evoluta, ho studiato e continuo a studiare tantissimo ma fondamentalmente faccio tutto con lo stesso spirito del bambino che riusciva a divertire dei commensali a un matrimonio. Il mio obiettivo resta sempre quello di lavorare per far star bene e divertire il mio pubblico. Il resto viene da sé.

 

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