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Pierluigi Ortolano: “Con la mia passione per la fotografia voglio fare qualcosa di bello per il mio paese”

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Pierluigi Ortolano ha scelto di lavorare sempre il turno di notte presso una ditta del Vastese per gestire meglio il suo tempo e dare spazio a un suo sogno “usare la sua passione per la fotografia per fare qualcosa di bello per la nostra San Salvo e coinvolgere quante più persone possibili”.

Qual è la tua storia e come nasce la tua passione per la fotografia?

Sono nato nel 1975 a Vevey, in Svizzera perché figlio di emigranti. Appena nato siamo tornati qui a San Salvo dove si erano create delle nuove prospettive di lavoro. Da piccolo restavo abbagliato da quelle “scatole magiche” che stavano in casa e venivano portate nei laboratori fotografici che ci restituivano dei pezzi di carta con delle immagini ben definite. Mi affascinava il retrobottega del fotografo solo che mi vergognavo come un ladro a chiedere una spiegazione su come funzionava lo sviluppo di una fotografia. Anche se mi sarebbe piaciuto soddisfare il mio desiderio di fotografare sapevo che c’erano dei costi e quindi rinunciavo ma compravo delle riviste specializzate per documentarmi. Non vedevo l’ora che arrivava il giorno in cui usciva la mia rivista sulla fotografia. Dopo le medie, andando un po’ per esclusione, ho scelto di frequentare l’Istituto agrario anche perché a quell’età è difficile scegliere una scuola. A quattordici anni mi è tornato il pallino per la fotografia e con l’avvento del digitale tutto è diventato più semplice soprattutto perché i costi erano molto ridotti. Per indole sono stato sempre molto curioso e così ho cominciato ad “autoformarmi con riviste e libri” e a fotografare, come fan tutti, prima i paesaggi del nostro territorio e poi ciò che più mi colpiva. Oggi a San Salvo si fanno tante belle cose ma venti anni fa non c’era niente. In quel periodo sentivo forte il desiderio di un posto dove gli innamorati della fotografai si potevano incontrare, confrontare e consigliare. Dopo le superiori sono entrato in una fabbrica del vastese dove la notte lavoro e ho modo di “pensare anche” al mondo della fotografia.

Un paio di anni fa ho conosciuto su Facebook Davide Pitetti un appassionato di fotografia come mee per un giorno a settimana abbiamo cominciato a uscire insieme per cercare un luogo da fotografare. Nello stessa stanza io e lui facciamo delle fotografie completamente diverse. Ciò ci ha unito molto. Per andare e tornare da lavoro io viaggio in autobus e, in una notte d’autunno in uno di questi tanti viaggi, mi sono immaginato di poter fare delle fotografie dall’alto su una piattaforma tipo autobus. E parlandone con il mio amico Davide è venuta fuori l’idea di una roulotte. Eravamo convinti  che poteva costare poco e che avremmo potuto usarla anche come un “fotoclub”. Così abbiamo cominciato a girare per cercarne una ma poi ci siamo scontrati con la realtà. I costi erano molto più alti e quelli che costavano poco erano radiati e non potevano circolare. Ma oramai quell’idea era diventata un obiettivo. E così ci siamo messi alla ricerca di un mezzo simile a basso costo. Poi ci è venuto in mente di parlare della nostra idea a dei nostri amici Luigi e Elisabetta proprietari dei Bagni Vittoria a Vasto Marina. Loro avevano acquistato un camper per realizzare un progetto che poi non era andato in porto e appena hanno sentito la nostra idea ce l’hanno regalata.

Era piuttosto malridotta ma per noi era come una manna dal cielo. Il suocero di Davide è un meccanico e quindi ha pensato a ripararla.  Per risparmiare abbiamo sistemato tutto noi l’interno con i materiali di riciclo. Davide, che di mestiere fa il piastrellista, aveva anche le competenze tecniche per farne una bellissima stanza in cammino. Il mio amico e collega di fabbrica Davide Scutece ha fatto diventare la carrozzeria esterna del camper una tela su cui dipingere il suo quadro. E così quel camper è diventato qualcosa di veramente originale, bello e funzionante.

L’idea originale della piattaforma e del luogo d’incontro per gli amanti della fotografia si è arricchita non solo la fotografia in sé ma qualcosa di trasversale che abbraccia associazioni ed eventi della nostra città ma anche fuori.

E così abbiamo pensato all’associazione “Civico Zero”Civico come numero civico e zero perché a differenza di uno stabile non ha un suo numero. Da subito quel camper è diventato un motore di incontri con le persone e con le idee. Avevo scattato una foto ad un furgone in vendita perché ero rimasto affascinato dai riflessi della luce con i colori del mezzo e l’avevo postato su Instagram. La mia amica Felicia Zulli mi aveva contattato per chiedermi dove stava quel furgone perché con il centro culturale Aldo Moro avevano progettato una “Biblioteca Ambulante”. Le ho proposto l’idea di utilizzare a tale scopo la nostra associazione e così abbiamo iniziato questa bellissima collaborazione. 

Finora il camper di Civico Zero ha ospitato la fotografia (abbiamo già organizzato work shop fotografici a Cupello e Pescara), la cultura (biblioteca ambulante) e la musica (con Musica in Crescendo abbiamo portato il camper a Celenza) . Quel mio desiderio di quando ero bambino di avere un posto dove potermi confrontare con altre persone innamorate della fotografia si sta realizzando e sta andando oltre e spero che venga condiviso anche da tanti altri fotografi. E spero che riesca a creare un agran movimento in questa città.

Hai mai pensato di fare della tua passione per la fotografia un lavoro a tempo pieno? C’è una fotografia che hai scattato e di cui puoi dire “è la più bella che ho fatto”?

Sì ci ho pensato diverse volte e me l’hanno detto anche in tanti. Ma preferisco che resti una passione perché io amo fotografare l’invisibile, l’impercettibile, il particolare che nessuno nota. Per farti un esempio una sera in piazza c’era un concerto che ha richiamato un sacco di gente, non ho fotografato né il palco né la folla ma un signore seduto con le braccia appoggiate su due sedie pieghevoli e due signore in piedi vicino a lui staccati da quel contesto affollato. Io amo la fotografia-documenti, mi piace fotografare il processo di urbanizzazione di San Salvo e questo lavoro potrà durare anche tutta la vita. Un giorno chissà potrò anche cambiare idea. La fotografia più bella della mia vita la devo ancora scattare.

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