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Nuova avventura oceanica per Angelo D’Ugo, medico e velista

In navigazione nell'Oceano Pacifico meridionale, da marzo a ottobre

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Da Panama, in direzione Nuova Zelanda. Partenza il 12 o 13 marzo. Prima meta o tappa in programma, a circa 4000 miglia marine: l’Arcipelago delle Isole Marchesi (Polinesia francese).

Nel 2012, come ben ricordiamo, con la barca “My Way 60” di M. Cassano, il dottor Angelo D’Ugo, velista per passione, prese parte alla Regata Arc (Atlantic Rally for Cruising). Tale imbarcazione, salpata dal Porto di Vasto il 9 settembre, dopo aver raggiunto le Canarie in ottobre, ripercorrendo idealmente in Atlantico la rotta di Cristoforo Colombo, approdò, tra le prime nella sua classe, a Santa Lucia (Piccole Antille) il mattino del 15 dicembre di quell’anno.

Questa la sua prima intrapresa e importante navigazione. Con essa maturò esperienze tecniche e non solo, ottenne viva e meritata soddisfazione. Ma (mi sia consentito di porla in termini vagamente epici), … come Odisseo, eroe di Omero, volle tornare ancora a misurarsi con la navigazione a vela. Con la propria barca o aggregandosi all’equipaggio d’altre più capaci e dotate imbarcazioni riprese più volte il mare. Alle navigazioni sotto costa, o a breve raggio, ha aggiunto un’altra traversata atlantica: nel 2014, salpando da Civitanova Marche è approdato a Panama, e lo scorso anno, dispiegando la vela da Portorico de Gran Canaria ha fatto approdo a Lisbona, in Portogallo.

Ora – sta qui la notizia che ci è stata data – Angelo D’Ugo, non del tutto soddisfatto e soprattutto voglioso di misurarsi ancora con il vento e l’onda, si appresta a partire per una nuova avventura nautica. Il suo nuovo obiettivo è l’attraversata dell’oceano Pacifico. In merito il protagonista mi ha fornito le seguenti prime notizie:

“Raggiungerò Panama il primo Marzo. Il 12 o il 13 attraverseremo il Canale per portarci sul Pacifico. Nella navigazione in programma saremo in due: io e il proprietario della barca, lo statunitense David Dubi Warshawsky. L’imbarcazione, che ha nome  Jipcho, è un 12 metri in legno del 1975. L’obiettivo che ci siamo dati è di raggiungere la Nuova Zelanda a fine ottobre di quest’anno. Da Panama, dopo un mese di navigazione, circa 4000 miglia nautiche, raggiungeremo le Isole Marchesi, che fanno parte della Polinesia francese… Sarà questa la nostra prima tappa. Poi, sempre con il “buon vento”, ci auguriamo di poter poi riprendere e andare avanti. Non siamo in gara – ha tenuto a dirmi A. D’Ugo – … per nulla e per nessuno. Lo facciamo per realizzare un nuovo progetto personale. Nell’accomunante passione per il sailing boats, ci spinge non soltanto la voglia di andar per mare ma altresì l’idea-molla che occorra sempre misurarsi con obiettivi altri e nuovi”.

Questo nelle parole dell’amico. Per parte mia, posso qui aggiungere quel che annotavo in un mio articolo redatto per l’altro sopra ricordato viaggio del nostro con “My Way 60”:
Una vela che palpita sul mare appare, anche per chi come noi resta a riva, o in porto, un inno alla vita. Il “buon vento”, che ciascuno augura a chi parte e che auspica al suo personale navigare, non è altro che la fiducia (talvolta un fondamento di speranza) che ciascuno deve avere e donare, a sé e agli altri.

 Giuseppe F. Pollutri

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