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Capovilla e l'esperienza a Chieti-Vasto: 'Ha portato il Concilio nelle vene della nostra diocesi'

La presentazione del libro 'Il Pane e la Pace' di Enrico Galavotti alla sala della Società Operaia

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Un numeroso pubblico venerdì sera, presso la Sala della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Vasto, ha seguito la presentazione del volume “Il Pane e la Pace” (Textus Edizioni 2015), che ripercorre l’Episcopato del cardinale Loris Francesco Capovilla nella diocesi di Chieti-Vasto (1967-1971) e delinea i tratti di una personalità straordinaria che ha lasciato tracce durature nella storia abruzzese, un vescovo che ha stretto legami profondi e indelebili con quanti l’hanno incrociato lungo il cammino.

L’iniziativa è stata dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), in collaborazione con la Confraternita della Sacra Spina e del Gonfalone.

Dopo i saluti introduttivi del giornalista Pino Cavuoti, che poi ha svolto anche il ruolo di moderatore, e del prof. Nicolangelo D’Adamo, che ha ringraziato i presenti a nome dell’Ucid, è intervenuto mons. Decio D’Angelo, parroco emerito di Santa Maria Maggiore, il quale ha innanzitutto letto un messaggio scritto dal card. Capovilla (commoventi le frasi finali: “Prego con voi e per voi. Benedico le vostre persone e poso la mano sul capo dei vostri figli”), per poi soffermarsi brevemente su alcune “parole-chiave” che sintetizzano la presenza pastorale di Capovilla in diocesi: collegialità, dialogo, aggiornamento, uomo della speranza.

"Grazie a Capovilla – ha concluso don Decio – il Concilio è entrato nelle vene della nostra diocesi”.

Ad approfondire i contenuti del libro è stato lo stesso autore il prof. Enrico Galavotti, docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Egli ha spiegato che il volume analizza accuratamente gli anni abruzzesi di mons. Capovilla: il dialogo costante con Roma, lo sguardo sempre vigile sulla Chiesa e il suo essere nel mondo e di pari passo la costruzione di un rapporto non sempre semplice ma autentico e tenace fra il pastore e la sua comunità, senza tralasciare gli elementi di complessità della relazione fra il vescovo e gli esponenti della politica locale.

Galavotti ha, poi, aggiunto che Capovilla è stato un vescovo “atipico”, sia perché si è mosso con grande fedeltà al Concilio, sia perché ha guardato anche fuori della diocesi, interessandosi di avvenimenti che allora avevano peso internazionale.

“Nello scrivere il libro – ha precisato infine il prof. Galavotti – sono stato colpito dal fatto che Capovilla ha lasciato impronte fondamentali come memoria storica. Gli anni in cui Egli è stato vescovo qui in Abruzzo sono stati, infatti, anni importanti per la diocesi di Chieti-Vasto, perché avere un vescovo, che era stato segretario di Papa Giovanni XXIII, ha dato una rilevanza anche oggettiva alla stessa diocesi”.

Incisivo è stato l’intervento del dott. Beniamino De Nardis, esperto di Csr. Egli ha tenuto a precisare due elementi della personalità di Capovilla. Innanzitutto che Capovilla è stato un personaggio controverso, già prima di essere segretario del card. Roncalli, perché era un sacerdote fedele all’istituzione Chiesa nella sua essenza e all’umanità. Una volta nominato segretario del Cardinale si sono incontrate due straordinarie intelligenze che hanno viaggiato all’unisono. Il secondo elemento è che Capovilla a Chieti e a Vasto è venuto ad applicare il Concilio. Era il desiderio di Paolo VI e Capovilla lo ha accontentato.

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