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IL G8 ALL'AQUILA E OBAMA NEL CUORE DEL CAPOLUOGO ABRUZZESE FERITO DAL TERREMOTO DEL 6 APRILE

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Non può non aver notato Obama, anche se chiuso nella grande jeep con i vetri oscurati e le bandiere americane,mentre si portava al centro storico,il sarcasmo rappresentato al suo passaggio nell'ormai classico consueto striscione "Yes we camp". Siamo sicuri che Barack Obama ha voluto visitare personalmente il centro dell'Aquila, bandendo la retorica e riconoscendo la drammaticita' e il disagio che stanno sotto quel messaggio. Tra le macerie, i ponteggi, le ferite ancora vive del terremoto del 6 aprile. Immagini che ricordano il 'ground zero', tra gli stessi immarcescibili eroici vigili del fuoco stanchi e impolverati, i caschi di sicurezza d'ordinanza, il silenzio di una citta' spenta interrotto dagli allarmi degli antifurto in case vuote da mesi. Il presidente americano,con le maniche di camicia arrotolate, li saluta, stringe loro la mano, sorride e si complimenta: "Avete fatto un gran lavoro, davvero". E loro ricambiano con applausi, anche quelli sospesi a dieci metri dal suolo su una piattaforma per lavorare al campanile della Chiesa delle Anime Sante, in Piazza Duomo. Poi ha ascoltato le spiegazioni di Berlusconi (nella foto Ansa) sui disastri del terremoto e sui criteri della ricostruzione, con case antisismiche d'avanguardia. Dal presidente americano un caloroso saluto anche alle istituzioni aquilane: il sindaco Massimo Cialente, il presidente della Provincia Stefania Pezzopane con cui Obama ha scherzato affettuosamente sull'altezza, e quello della Regione Gianni Chiodi.
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